29/08/2008, 00.00
INDIA
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Solidarietà di indù e musulmani indiani ai cristiani dell’Orissa

La comunità cristiana riceve il sostegno di una parte del mondo indù, che “condanna senza mezzi termini” le violenze e i massacri e chiede “libertà religiosa” per tutti. Partecipazione al dolore arriva anche dai musulmani indiani, che sottolineano le analogie con il massacro del 2002 nel Gujarat.

New Delhi (AsiaNews) – Segnata dai massacri e dalle violenze degli ultimi giorni che hanno sconvolto l’Orissa, la comunità cristiana – ancora nel mirino dei fondamentalisti – riceve solidarietà dai musulmani del Paese e da una parte del mondo indù, i quali “si dissociano” dagli attacchi e “condannano con fermezza” il pogrom dei cristiani.

“Condanniamo senza mezzi termini – afferma Srinivas Rao, preside della Siddharta School nel distretto di Bargarh – le violenze perpetrate dagli estremisti contro la comunità cristiana. Essi sono nostri fratelli e in questo momento sono duramente segnati dal dolore e dalla sofferenza”. Egli è stato uno dei primi a denunciare i massacri e rinnega con forza questa logica della “violenza”: “Ho amici cristiani in Orissa – ribadisce ad AsiaNews Srinivas Rao – e non ci sono mai stati problemi o conflitti di sfondo confessionale. Tutti hanno il diritto di professare in maniera libera la propria religione”, senza restrizioni o vincoli.

Interpellato in merito alla denuncia di possibili “conversioni forzate” da parte dei cristiani, egli afferma di “aver sentito voci al riguardo” ma sottolinea che si tratta di “storie” create ad arte perché “non vi sono casi comprovati”. Resta comunque il fatto che “nulla può giustificare massacri o vendette”.

Solidarietà arriva anche dall’Indian Muslim Council (Imc – Usa), associazione che si batte per i diritti umani e la libertà religiosa nel Paese, con base negli Stati Uniti: in un comunicato stampa diffuso ieri, gli attivisti denunciano “senza mezzi termini il massacro contro i cristiani” perpetrato dagli estremisti indù che vengono definiti veri e propri “mercenari”. “Non è altro che una riedizione – affermano i musulmani indiani – della carneficina del 2002 nel Gujarat”, quando a cadere vittima della violenza degli estremisti indù furono più di 3mila fedeli musulmani, anch’essi una minoranza a rischio in India.

“Se il governo dell’Orissa non è capace di mantenere l’ordine – accusa l’Imc – e salvaguardare la vita dei propri cittadini, allora deve intervenire in maniera decisa il governo centrale e fermare il pogrom dei cristiani”. Rasheed Ahmed, presidente dell’Indian Muslim Council, definisce “deplorevole” l’assassinio del leader indù Swami Laxmanananda Saraswati perché “ogni omicidio è un crimine atroce a prescindere” e denuncia la “connivenza” delle forze di polizia che troppe volte non intervengono a fermare i massacri compiuti dai fondamentalisti. Egli conclude chiedendo “provvedimenti immediati” per porre fine alle violenze.

(Ha collaborato Nirmala Carvalho)

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