16/09/2008, 00.00
INDIA
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Ancora violenze anti-cristiane in Orissa; attaccato un asilo in Kerala

di Nirmala Carvalho
Un cristiano è stato ucciso; decine di case bruciate. La polizia si scontra coi militanti indù. La tensione si propaga nel Kerala e rimane alta nel Karnataka, dove il governo è accusato di connivenza con i fondamentalisti.

Mumbai (AsiaNews) – Le violenze anti-cristiane iniziate nell’Orissa 3 settimane fa, ancora non si placano; anzi si diffondono anche in Kerala. La situazione rimane tesa pure nel Karnataka.

In Orissa, dopo settimane dalle prime violenze e lunghi giorni di coprifuoco e di stato d’emergenza, ieri notte nel distretto di Kandhamal, l’epicentro delle violenze anti-cristiane, una folla di oltre 500 indù ha attaccato una stazione di polizia e bruciato diversi veicoli. Un poliziotto è stato ucciso. L’attacco sembra essere una rappresaglia contro la polizia che nei giorni scorsi a Krutamgarh aveva sparato sui militanti indù per fermare un loro tentativo di bruciare alcune case di cristiani.

Ma le violenze contro i fedeli continuano. P. Dibyasingh Parichha, portavoce della diocesi di Cuttack-Bhubaneshwar, ha detto ad AsiaNews che “il 14 settembre nel villaggio di Makabali, sono state bruciate 12 case di cristiani; una a Debari e una a Murudikupuda. Ieri, vicino a Raikia è stato ucciso un cristiano”.

L’ondata anticristiana si diffonde in altre aree dell’India. L’asilo cattolico Jaya Mata è stato assaltato da sconosciuti nella notte fra il 14 e il 15 settembre. Il fatto è avvenuto  nel distretto di Kasargode (Kerala, India sud-est). Un locale dell’asilo è temporaneamente usato come cappella, dato che la chiesa parrocchiale è in restauro. Ieri mattina, p. Antony Punnoor ha trovato distrutte il cartello di entrata, le vetrate e le finestre dell’asilo; una statua della Madonna è stata sfregiata con pietre. La polizia ha aperto un caso e rafforzato la sicurezza attorno alle chiese, temendo attacchi come in Orissa e Karnataka.

Ancora oggi a Mangalore (Karnataka) si respira tensione. La scorsa domenica, 14 settembre, nello Stato sono state razziate 20 chiese cristiane ad opera dei radicali indù del Sangh Parivar. I cristiani hanno manifestato contro la polizia che non ha fatto nulla per prevenire gli attacchi. I fondamentalisti indù giustificano le loro violenze accusando i cristiani di proselitismo e di conversioni forzate. Lo stesso Chief minister del Karnataka, B S Yeddyurappa, invece di condannare le violenze, ha chiesto ai “missionari cristiani” di smetterla con le conversioni forzate: “Nella democrazia – egli ha detto – non c’è spazio per le conversioni forzate. Nessuno dovrebbe usarle”. Yeddyurappa è legato al partito Bjp (Bharatiya Janata Party), che sostiene il nazionalismo indù e copre le azioni di molti gruppi militanti di fanatici.

Il Gcic (Global Council of Indian Christians), con base a Bangalore (nel Karnataka), ha accusato la polizia di aver picchiato i cristiani (v. foto) e dissacrato alcune chiese a Mangalore.  Essi accusano il governo di Yeddyurappa (in carica da 100 giorni), di “perseguire con aggressività le idee degli uccisori del Mahatma Gandhi”. Gandhi venne ucciso da un nazionalista radicale indù. A causa di questa inerzia (o connivenza) con il militantismo indù, il presidente della Gcic, Sajan George ha anche chiesto le dimissioni del ministro degli interni del Karnataka e la sospensione dal servizio di tutti i responsabili dei distretti attaccati.

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