31/10/2008, 00.00
INDIA
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I funerali di P. Bernard in Orissa: il trionfo di Cristo sulla morte

di Nirmala Carvalho
Tre vescovi, oltre 150 preti e 3 mila fedeli hanno partecipato alla liturgia funebre del sacerdote morto a causa delle percosse subite dai fondamentalisti indù. Attorno alla chiesa, poliziotti e personale di sicurezza vigilavano contro possibili attacchi. P. Bernard ha perdonato ai suoi persecutori.

Bhubaneshwar (AsiaNews) – Si sono svolte oggi nella pro-cattedrale di San Vincenzo a Bhubaneshwar (Orissa), le esequie di p. Bernard Digal, morto in conseguenza delle battiture subite da estremisti indù due mesi fa. Il funerale, cominciato nella tristezza e nel lutto, si è trasformato in una testimonianza di fede e di speranza.

L’eucaristia, iniziata alle 10.15 e terminata alle 12.45, è stata presieduta da mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar. Presenti anche mons. Thomas Thiruthalil, vescovo di Balasore (Orissa) e mons. Sarat Nayak di Berhampur insieme  a più di 150 preti e oltre 3 mila fedeli. Molti di essi sono giunti dai campi di rifugio dove sono ospitati dopo che i loro villaggi sono stati distrutti dai gruppi estremisti indù.

P. Bernard Digal era del distretto di Kandhamal, la zona in cui dal 23 agosto sono scoppiate le violenze contro i cristiani. I sacerdoti di Kandhamal sono di solito seppelliti a Raikia (un altro dei molti villaggi colpiti). I funerali avrebbero dovuto tenersi a Raikia, ma poi per motivi di sicurezza, la diocesi ha scelto di celebrare le esequie nella pro-cattedrale della capitale. Per tutta la celebrazione poliziotti e personale di sicurezza hanno circondato la chiesa per evitare attacchi dei fondamentalisti indù.

La liturgia si è svolta in maggior parte in lingua Oriya, con alcune parti in inglese e con l’uso di flauti e altri strumenti musicali locali. “Via via che il rito si svolgeva – dice un testimone – le facce della gente si trasformavano: da tristi e abbattute, diventavano calme e piene di fede”.

Il volto di p. Bernard, adagiato nella bara e avvolto nelle vesti sacerdotali, portava ancora i segni delle percosse ricevute, con ematomi sul viso e rigonfiamenti. Lo scorso 25 agosto Il sacerdote era stato picchiato per ore dai fondamentalisti , che lo avevano lasciato tramortito e seminudo nella foresta, dove era stato raccolto dopo dieci ore. Pur curato a Mumbai e poi a Chennai, è morto per un ematoma al cervello e per difficoltà di respirazione. “I funerali di p. Bernard – dice uno dei fedeli -  sono stati una catechesi vivente della forza di Cristo, che porta la vita dove prima dominava la morte. In questa liturgia abbiamo potuto gustare ancora la pace dopo due mesi di terrore”.

P. Joseph Phillip, direttore del Centro sociale Orosa (Orissa Regional Organization for Social Action), conferma: “Una parente del p. Digal, mi ha detto che la morte di p. Bernard ha rafforzato la fede in Cristo di tutta la famiglia. Questo evento di morte riempie di fede tutta Kandhamal”.

Mons. Sarat Nayak, vescovo di Berhampur, è stato compagno di seminario di p. Bernard dice ad AsiaNews: “Sono triste per la perdita di questo fratello e amico, ma anche consolato. P. Bernardo era un altro Cristo, immerso nella passione e nella morte di nostro Signore. Le orribili sofferenze che egli ha patito lo hanno unito completamente al suo Maestro. La storia del cristianesimo è piena delle sofferenze degli Innocenti. Ma questa sofferenza porta anche purificazione all’umanità. P. Bernard non è uno sconfitto, ma un martire vittorioso. Il suo sacrificio porterà frutti a tutta la Chiesa, e soprattutto alla sua gente a Kandhamal”.

La salma di p. Bernard Digal era giunta ieri a Bhubaneshwar, dove è stata sottoposta a un’autopsia. Il governo dell’Orissa ha aperto un’inchiesta sulla sua morte, collegandola alle violenze antri-cristiane nel distretto di Kandhamal.

P. Mrutyunjay Digal, segretario di mons. Cheenath, ricorda che le ultime parole del sacerdote sono state di perdono: “L’ho incontrato all’ospedale di Kalinga qualche giorno dopo le violenze da lui subite. Aveva il corpo e la testa fasciati e faceva fatica a muoversi anche un minimo. Eppure le sue parole erano di perdono per gli estremisti e mi domandava preoccupato della sorte degli altri sacerdoti e fedeli della zona. Ora avrà cura di Kandhamal dal cielo”.

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