16/11/2010, 00.00
COREA DEL SUD
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In due mesi 120mila sud-coreani conquistati dal docu-film su p. Lee Tae-suk

di Theresa Kim Hwa-young
"Don't cry for me Sudan" racconta la storia del missionario salesiano in Sudan, scomparso a gennaio all'età di 48 anni. Egli ha realizzato ospedali, scuole e ha fondato un movimento giovanile di ampio seguito. La sua storia ha affascinato anche non-cristiani, che hanno voluto condividere le emozioni nei forum su internet.

Seoul (AsiaNews) - Dalla prima proiezione, nel settembre 2010, ha attirato oltre 120mila spettatori, facendo registrare un record assoluto per le sale cinematografiche della Corea del Sud. Il successo registrato dal film-documentario "Don't cry for me Sudan", dedicato alla vita del missionario John Lee Tae-suk, S.D.B. ha saputo riscuotere i consensi di critica e pubblico pur senza una massiccia campagna promozionale e pubblicitaria.

A dispetto di fede religiosa, età e sesso, decine di migliaia di persone hanno voluto assistere alle proiezioni e condividere le emozioni suscitate all'esterno dei cinema e nei forum dedicati su internet. Nel mese di novembre il film ha varcato i confini sud-coreani per raggiungere le sale statunitensi (a Los Angeles, la patria del cinema Usa) e tedesche, dove verrà trasmesso in occasione della 61ma edizione del Berlin International Film Festival, in calendario dal 10 al 20 febbraio 2011.

"Don't cry for me Sudan" racconta la storia di p. John Lee Tae-suk, missionario sud-coreano, che ha esercitato la professione medica prima di fare il suo ingresso fra i Salesiani, scomparso il 14 gennaio scorso all'età di 48 anni per un cancro al colon. Dopo l'ordinazione sacerdotale nel 2001, egli ha iniziato l'opera missionaria a Tonj, una cittadina nel sud del Sudan martoriata dalla guerra. Negli anni ha saputo essere sacerdote, medico, insegnante, musicista, sapendo donare affetto a tutti. Ha inoltre fondato un ospedale e una scuola, oltre a dar vita a un movimento giovanile. Sul letto di morte, il religioso ha invocato la figura di San Giovanni Bosco e ha sospirato: "Non abbiate timori. Tutto è bene".

Grazie al documentario moltissimi non-cattolici hanno potuto conoscere e apprezzare le figura del sacerdote, che ha già prodotto un piccolo miracolo per la Sudan Youth Education Foundation, che si occupa dei giovani sudanesi: le offerte dei donatori sono aumentate in modo esponenziale dopo la proiezione del film, passando da 3mila a oltre 10mila. Oggi le scorte di medicine e apparecchiature sono garantite, nuovi edifici fra cui scuole e ospedali sono in costruzione e i giovani possono scorgere un futuro di speranza davanti a sé. Perché, come spiegano in molti, "i semi che p. Lee ha sparso nella terra di Tonj porteranno frutti in abbondanza".
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