26/06/2013, 00.00
SIRIA
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P. Mourad "un uomo di fede che ha dato la vita per Cristo e i siriani"

Intervistato da AsiaNews un religioso francescano residente in Siria racconta la missione di p. Franҫois Mourad, il monaco ucciso lo scorso 23 giugno a Ghassanieh (Idlib). Nonostante le minacce islamiste egli aveva scelto di restare per aiutare il parroco locale e la popolazione.

Damasco (AsiaNews) - "P. Franҫois Mourad era un uomo di fede, che aveva scelto di costruire dal nulla il monastero di San Simeone lo stilita, nonostante le difficoltà della guerra e sfidando anche gli estremisti islamici. Purtroppo il suo tentativo è fallito, ma la sua vita si è compiuta nel sacrificio più estremo: dare la vita per Gesù e per le persone che erano insieme a lui". È quanto racconta ad AsiaNews un frate francescano della Siria, anonimo per motivi di sicurezza.  

Il religioso continua: "In questi anni in Siria P. Franҫois Mourad ha più volte rischiato la vita per portare avanti la costruzione del monastero. "In un primo tempo - afferma - aveva acquistato con l'aiuto di alcune famiglie locali un terreno vicino ad Aleppo, ma gli estremisti islamici l'avevano cacciato. Così decise di ripiegare su Ghassanieh, dove con alcuni giovani siriani eresse un piccolo eremo a pochi chilometri dal villaggio. La sua esperienza era appena iniziata, quando le armate islamiste hanno assediato la zona. Lui era ormai rimasto solo, i suoi postulanti erano fuggiti a causa della guerra, e ha assistito impotente alla distruzione e al saccheggio del monastero e dei villaggi vicini".

Il frate spiega che in più di un'occasione "p. Franҫois Mourad aveva avuto la possibilità di andare via, di ripararsi in un'area più sicura, ma ha deciso di restare per servire la sua gente, dando la sua disponibilità ad aiutare il parroco e le suore del convento francescano di S. Antonio nel villaggio di Ghassanieh, che con la sua infermeria era di fatto l'unico ambulatorio dell'area e punto di riferimento per molte famiglie cristiane e musulmane. Qui p. Franҫois faceva le veci del parroco, quando questi era in viaggio in altri conventi, dando conforto alle famiglie ospitate nel convento e anche alle religiose".

Il religioso racconta che il giorno della morte di p. Francois, il sacerdote francescano era partito. Quando si sono presentate le armate islamiste, il monaco era solo nel convento insieme alle suore e ad alcuni laici cristiani. Ancora poche ore e vi sarebbero stati due sacerdoti uccisi. Secondo il frate, p. Franҫois non avrebbe avuto nemmeno il tempo di ragionare con i guerriglieri risoluti a saccheggiare il convento. Non appena si è presentato davanti a loro essi hanno sparato uccidendolo sul colpo.

"Noi - aggiunge il francescano - abbiamo appreso la notizia da una suora del Rosario che è giunta in lacrime al nostro convento, comunicandoci la tragedia". "Ora - conclude - sappiamo che vi sono ancora sei persone a Ghassanieh, non sappiamo se sono cristiani o musulmani. Il nostro compito è stare al fianco della gente e pregare. Stiamo facendo di tutto per poter aiutare e soccorrere chi è rimasto, anche per dare loro solo un po' di coraggio e speranza".  (S.C.)

 

 

 

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