18/06/2015, 00.00
YEMEN
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Lo Stato islamico attacca Sana’a: 31 morti e decine di feriti in cinque attentati

Nel mirino moschee e uffici usati dagli Houthi. Per le milizie jihadiste essi sono “eretici” e vanno combattuti. Colpita anche la casa di uno dei leader del movimento ribelle sciita. Gli attacchi avvenuti in concomitanza con l’inizio della preghiera alla vigilia del Ramadan. Prolungati i colloqui di pace Onu a Ginevra.

Sana’a (AsiaNews/Agenzie) - È di almeno 31 morti e decine di feriti il bilancio aggiornato di cinque attentati bomba, sferrati in contemporanea ieri a Sana’a. Secondo quanto riferiscono testimoni oculari le esplosioni, rivendicate in un secondo momento dallo Stato islamico (SI), hanno investito alcune moschee sciite ed uffici della captale yemenita. I vertici del “Califfato”, con base in Siria e Iraq ma attivi in altri Paesi della regione mediorientale, definiscono gli attacchi una “vendetta” contro gli “eretici” sciiti Houthi, che hanno preso il potere a Sana’a e in diverse zone dello Yemen a maggioranza sunnita. 

Dal gennaio scorso la nazione è teatro di un sanguinoso conflitto interno che vede opposte la leadership sunnita, sostenuta dall’Arabia Saudita, e i ribelli sciiti Houthi, vicini all’Iran. Da marzo, i sauditi a capo di una coalizione, hanno lanciato raid aerei contro i ribelli.

Secondo quanto riferiscono le Nazioni Unite, dal 19 marzo il conflitto ha causato la morte di almeno 1.500 persone – dei quali 828 civili – e il ferimento di altre 6mila. Nel contesto del conflitto sarebbero stati distrutti anche molti siti artistici antichi della capitale, considerati patrimonio dell’Unesco.

Negli attacchi di ieri due bombe hanno colpito altrettante moschee, mentre una terza esplosione ha investito la casa di uno dei leader dei ribelli Houthi, Saleh al-Sammad. Come conferma un comunicato diffuso dai vertici dello SI, tra gli obiettivi dell’attacco vi erano anche gli uffici usati dalla leadership dei ribelli Houthi per i loro incontri e riunioni. 

Un’autobomba ha colpito la casa di Taha al-Mutawakel, fra i più alti esponenti del movimento ribelle, e la vicina moschea di al-Hashush, già oggetto di un attentato nel marzo scorso. Le altre moschee colpite sono quella di al-Quba al-Khadra nel distretto centrale di Hayel e le moschee di al-Kibssi e al-Tayssir, nel distretto di al-Ziraa.

Le deflagrazioni sono avvenute in concomitanza con l’ingresso dei fedeli nei luoghi di culto per la preghiera pomeridiana alla vigilia dell’inizio del Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera islamico.  

Sempre ieri le Nazioni Unite hanno prolungato i colloqui di pace in corso a Ginevra, al momento in fase di stallo e incapaci di fornire soluzioni per un cessate il fuoco duraturo nel Paese. I due fronti - il governo in esilio e i ribelli Houthi - si accusano l’un l’altro di sabotare il processo di pace, rendendo ancora più difficoltoso il raggiungimento di un accordo. Entrambe le parti in lotta concordano sulla necessità di un cessate il fuoco, ma restano distanti le posizioni sulle modalità di attuazione. Nei giorni scorsi il segretario generale Onu Ban Ki-moon ha chiesto una tregua nei combattimenti, in previsione dell’inizio del Ramadan.

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