22/08/2007, 00.00
PAKISTAN
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Due ragazze cristiane di 11 e 16 anni rapite, convertite all'Islam e costrette a sposarsi

di Qaiser Felix
La polizia non interviene, mentre le famiglie cadono nello sfruttamento di intermediari senza scrupoli.
Faisalabad (AsiaNews) – Due ragazze cristiane, poco più che bambine, sono state rapite nei giorni scorsi, convertite con la forza all’islam e costrette a sposarsi con degli sconosciuti. I rapimenti sono avvenuti entrambi a Faisalabad, la terza città più grande del Pakistan, e sono stati ignorati del tutto dalle forze di polizia. Il fenomeno non è nuovo ma, come sottolineano diversi attivisti per i diritti umani, è in spaventosa crescita.
 
Il 5 agosto scorso, Muhammad Adnan e la sorella – entrambi musulmani e residenti nella colonia di Zulfiqar, periferia della metropoli – hanno rapito Zunaira Perveen, cristiana undicenne, dalla sua casa di Warispura. Dopo il rapimento, l’hanno costretta a convertirsi all’islam ed a contrarre matrimonio con Muhammad.
 
La madre della piccola, Abida, racconta ad AsiaNews: “Appena mi sono accorta che mia figlia non c’era, sono corsa in strada a cercarla. Qui, due uomini mi hanno detto di aver visto Adnan e la sorella andarsene con Zunaira”. Abida decide di recarsi a casa del rapitore, da dove però viene cacciata. Al rientro a casa, viene avvicinata dai due uomini che le hanno indicato l’identità del rapitore: questi si offrono come intermediari per riportare a casa la piccola, ma pretendono soldi.
 
Pur essendo molto povera, Abida dà loro 12mila rupie (circa 200 euro): “Non volevo informare la polizia, perché ora mia figlia appartiene alla famiglia di chi l’ha rapita. Purtroppo, mi sono resa conto che chi diceva di volermi aiutare mirava soltanto ai soldi: ho venduto tutto, ma non è bastato ed ora sono sola”. Abida si è rivolta alla polizia, ma nessuno ha voluto aiutarla. Il fatto che il matrimonio non sia valido, data la giovane età della sposa, “non rientra nella sfera d’azione” degli agenti.
 
Il secondo caso è avvenuto il 16 agosto. Un musulmano di nome Mazher, insieme ad alcuni complici, si è presentato davanti alla casa di Shumaila Tabussum Masih (16 anni) per dirle che il padre aveva avuto un grave incidente ed era ricoverato in ospedale. Il gruppo si è poi offerto di accompagnarla presso la struttura. La ragazza è salita sull’automobile di Mazher senza aspettare la madre: per strada ha incontrato due zii, a cui ha urlato dell’incidente avvenuto al padre. Questi si sono precipitati in ospedale, ma non hanno trovato nessuno.
 
Salamat Masih, 37enne padre di Shumaila, ha subito denunciato l’accaduto alla polizia. Ad AsiaNews dice di essere “molto preoccupato, perché casi come questi avvengono sempre più spesso: ragazze cristiane rapite, costrette alla conversione e poi date in moglie a dei perfetti sconosciuti”.
 
Lo conferma anche Khalil Tahir, direttore del Centro di assistenza legale Adal Trust: “Il crescente numero di attacchi contro i cristiani e le minoranze in generale è allarmante. Noi cerchiamo di assistere le famiglie delle vittime e nel contempo aiutare per vie legali e pratiche chi subisce queste violenze, ma il governo deve intervenire con forza per fermarle”.
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