20/01/2009, 00.00
VIETNAM
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Premiati a Hanoi i giornalisti che hanno raccontato il falso contro i cattolici

Hanno vinto un premio i servizi del quotidiano e della televisione denunciati dai cattolici di Thai Ha per i falsi resoconti del loro processo. E’ l’ultimo atto di una campagna di stampa orchestrata da mesi dalle autorità.
Hanoi (AsiaNews) – Sono stati premiati a Hanoi i giornalisti denunciati dai cattolici per aver raccontato il falso sulle vicende della ex delegazione apostolica e della parrocchia di Thai Ha. L’ufficiale Associazione dei giornalisti ogni anno assegna il premio Ngô Tât Tô (famoso scrittore morto nel 1959) ad articoli comparsi sui media della capitale e quest’anno, al primo posto, alla pari, sono stati messi servizi realizzati dal quotidiano Ha Nôi Moi e da Vietnam Television 1 proprio sulle controversie sui terreni tra cattolici e autorità comunali.
 
Significativamente, il premio, assegnato il 15 gennaio, era sotto l’alto patronato del segretario del Partito comunista di Hanoi, Pham Quang Nghi, ed è stato assegnato, si afferma nella motivazione “per aver positivamente seguito la retta via”. E la stampa nazionale, che ha dato vasta eco del premio Ngô Tât Tô, su 19 vincitori ha citato solo questi. Significativo anche il titolo dell’articolo del quotidiano che ha avuto il premio: “Lotta contro un tentativo di recupero dei terreni” della ex delegazione apostolica e della parrocchia di Thai Ha.
 
I media premiati sono proprio quelli accusati dai cattolici di aver deliberatamente falsificato i loro servizi, da ultimo quelli relativi al processo contro otto fedeli di Thai Ha. Accusati e testimoni hanno riferito che tutti gli imputati si diciararono non colpevoli davanti al tribunale. Ma i due media hanno riportato che “tutti gli imputati hanno ammesso la loro colpevolezza, riconoscendo che hanno compiuto azioni negative in violazione della legge”.
 
D’altro canto, nelle controversie sui terreni, le autorità hanno organizzato una vera campagna di stampa. A settembre la diocesi di Hanoi aveva denunciato l’apparizione alla televisione di Stato di due persone, Pham Huy Ba e Nguyen Van Nhat, presentate come sacerdoti che avevano contestato le manifestazioni dei cattolici. “Non sono mai stati sacerdoti”, aveva replicato. Analogamente, mons. Vu Huy Chuong, il 20 agosto aveva trovato sul New Hanoi un fedele della parrocchia di Dai On a Chuong My, Nguyen Quoc Cuong, che accusava i manifestanti di Thai Ha di “non seguire il catechismo cattolico”. Ma, come ha testimoniato un membro del consiglio parrocchiale, quella persona “nella nostra parrocchia, semplicemente non esiste”.
 
Quasi un miracolo, superato, sullo stesso quotidiano, da quanto pubblicato pochi giorni dopo, quando fu presentato Nguyen Duc Thang, definito un cattolico dissidente, fermo oppositore dei manifestanti di Thai Ha. Questa volta, il vicario della parrocchia di Thach Bich, padre Nguyen Khac Que, confermò l’esistenza dell’uomo tra i fedeli della sua parrocchia. Solo che “è morto qualche anno fa”.
 
Alla fine di settembre, poi, la falsificazione colpì anche l’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngo Quang Kiet. In occasione di un incontro con le autorità mons. Kiet disse: “ viaggiando spesso all’estero, ci sentiamo umiliati ad avere un passaporto vietnamita, perché dovunque andiamo veniamo sempre esaminati minuziosamente. Siamo davvero intristiti. Vorremmo che il nostro Paese divenisse più forte, così noi potremmo fare come i cittadini giapponesi che passano dappertutto senza subire controlli. Anche i coreani godono di simile trattamento. Speriamo che il Vietnam diventi un Paese forte e unito, in modo che noi siamo rispettati ovunque andiamo”. Ma i media statali gli attribuirono solo la parte “ci sentiamo umiliati ad avere un passaporto vietnamita” e chiamarono in causa il suo patriottismo.
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