22/05/2009, 00.00
INDONESIA
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Musulmani indonesiani: il “virus” Facebook è amorale

Il social network favorisce “sogni illeciti” e “flirt” con persone di sesso diverso. L’Indonesia è il quinto Paese al mondo per numero di iscritti con il 4% del totale. Il presidente del Consiglio degli ulema pronto a lanciare un “bando totale”.
Jakarta (AsiaNews) – Gli esperti di legge islamica indonesiani lanciano una campagna contro Facebook. Il popolare social network, che ha conquistato milioni di persone in tutto il mondo, favorisce “sogni illeciti” fra i giovani, inclusa la possibilità di “flirtare” con amici di sesso diverso e avere “relazioni illecite” con coppie sposate.
 
L’Indonesia, con i suoi 235milioni di abitanti, ha registrato un boom di adesioni a Facebook: circa 831mila iscritti alla fine del 2008, con una crescita del 645% rispetto all’anno precedente. Gli indonesiani rappresentano il 4% del totale mondiale degli utenti, e si piazzano al quinto posto dietro Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Italia.
 
Il 21 maggio scorso – nella sezione femminile dell’Università islamica Lirboyono a Kediri, nella provincia di East Java – si è tenuto un vertice al quale hanno partecipato circa 700 esperti di legge islamica. Essi hanno bollato come “potenziale minaccia” la diffusione del social network fra i giovani indonesiani, paragonandolo a un “virus” letale. Nabil Haroen, portavoce dell’istituto, invoca una fatwa per regolare la questione: “lussuria e rapporti sessuali illeciti – afferma – sono proibiti nell’islam”. Egli aggiunge che Facebook non va bandito, ma deve essere usato per “promuovere i valori islamici”.
 
Un eventuale “editto” contro il social network – come è avvenuto in passato verso la pratica dello yoga, il fumo e il voto per i candidati non islamici – è equiparabile a una indicazione di condotta morale per i musulmani osservanti e non implica conseguenze legali. La situazione poterebbe aggravarsi se la crociata contro Facebook verrà approvata dal potente Consiglio degli ulema indonesiani (Mui), molto influenti nel Paese. Amidan, presidente del Mui, spiega che “la crescente diffusione” crea una “controversia fra gli esperti di legge islamica” e “favorisce comportamenti illeciti fra i giovani”. E non esclude l’ipotesi di un “bando totale”, perché avrebbe “maggiore efficacia”.
 
Sulla questione è intervenuto anche Seto Mulyadi, attivista per i diritti dei minori, che invita i genitori a “tenere lontani” i propri figli da Facebook, perché potrebbe danneggiare la loro crescita: “va bilanciata – chiarisce – la comunicazione virtuale con quella interpersonale”. (MH)
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