10/06/2009, 00.00
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Influenza suina: l’Oms sta per dichiarare la “pandemia” globale

L’innalzamento dell’allerta dovuto a un incremento di infezioni in Australia e alla forte diffusione del virus fra gli Inuit canadesi. L’Oms teme però reazioni sconsiderate e panico. Finora su 26500 infetti sono morte 140 persone, come per una normale influenza.

Ginevra (AsiaNews/Agenzie) – L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si appresta a dichiarare la prima “pandemia” globale, innalzando al massimo il livello di allerta per l’influenza suina. La decisione è dovuta a un incremento delle infezioni avvenute in Australia in questi giorni, circa 1000 casi, e ai problemi che stanno avendo alcune popolazioni canadesi, in particolare gli Inuit.

Keiji Fukuda, assistente del direttore generale dell’Oms, ha dichiarato ieri che “la situazione si è davvero molto evoluta nei giorni scorsi. Siamo molto vicini a riconoscere che ci troviamo in una situazione pandemica”.

Fukuda è pero preoccupato di possibili reazioni esagerate da parte della popolazione mondiale: gli ospedali potrebbero essere invasi da persone nel panico, che cercano aiuto anche se non sono malate, mentre altre davvero affette dal virus potrebbero essere dimenticate. Fra le reazioni esagerate già in atto vi è il fatto che essendo la nuova influenza definita “suina”, molte persone hanno smesso di mangiare carne di maiale; sono stati imposti divieti di importazione di carne e in Egitto si è dato il via all’eliminazione di molti allevamenti suini.

Per ora l’influenza A/H1N1 ha infettato 26500 persone in 73 nazioni; di queste sono morte 140, in maggioranza in Messico (100). La percentuale di morti non supera quella per una normale influenza stagionale. Il fatto curioso è che i più infetti sono persone giovani. Secondo alcuni ricercatori la causa è che molte persone anziane sono in un certo senso già vaccinate contro questo tipo di influenza dalle precedenti influenze “asiatiche”.

Uno dei gruppi che sta soffrendo di più per l’H1N1 è quello degli Inuit canadesi, molti dei quali hanno dovuto essere internati negli ospedali. Non è chiaro finora se la causa è genetica o legato alla povertà.

La decisione dell’Oms di portare il livello di allerta al massimo (al n. 6) darebbe la spinta alle ditte farmaceutiche nel preparare un vaccino. Già diversi Paesi ricchi, come gli Usa, il Canada e la Gran Bretagna hanno immagazzinato vaccini antivirali; molti Paesi in via di sviluppo di trovano invece senza scorte.

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