24/12/2004, 00.00
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Vescovo di Colombo: "Sì a pace e giustizia; no alla pena di morte"

Colombo (AsiaNews) – Lottare per ampliare gli spazi di pace e giustizia in Sri Lanka, aprendosi al prossimo in modo gratuito. È il messaggio che il vescovo anglicano di Colombo, mons. Duleep de Chickera, ha voluto lanciare al suo paese in occasione del Natale. "Quando Gesù è nato - ricorda il vescovo - sulla Terra non c'era un posto che potesse accoglierlo; umili animali allora hanno diviso la loro stalla con il Figlio di Dio, venuto al mondo per garantire agli uomini un luogo di giustizia, senza chiedere nulla per sé".

Il vescovo invita cittadini e politici a seguire l'esempio di Gesù, assumendosi la responsabilità di costruire la pace in un paese colpito dalle violenze dei ribelli Tamil e da scontri religiosi.

Rivolgendosi alle autorità mons. de Chickera invita a superare particolarismi e interessi personali per lavorare "uniti a favore della giustizia". "Come rappresentanti del popolo – dice il vescovo – dovete essere esempio di integrità e umiltà; la sete di potere e ricchezza fa perdere di vista il bene comune e logora il sistema legislativo... Solo su queste basi si può costruire la politica necessaria a combattere povertà e violenza".

A proposito di giustizia, il vescovo si sofferma anche sui tentativi del governo di riattivare la pena di morte nello Sri Lanka: "la pena capitale non garantisce un mondo più sicuro; quello di cui il paese ha bisogno sono prima di tutto spazi in cui la giustizia possa operare senza minacce, timori e favoritismi".

Mons. de Chickera incoraggia le autorità religiose del paese a stimolare i valori spirituali e la collaborazione fra le religioni: "dobbiamo creare più spazi per il confronto e abbattere sospetti reciproci per rendere ancora più efficace il nostro lavoro". Pochi giorni fa , il 19 dicembre, una chiesa cattolica è stata attaccata e incendiata nei pressi di Colombo. I sospetti cadono su un gruppo fondamentalista buddista.

Ultimo appello del vescovo è verso la popolazione, per riuscire a "incontrare il prossimo di qualunque classe, religione e etnia e intraprendere insieme il "viaggio verso la pace". "Lo spazio che riusciremo a dare all' 'altro' nella nostra politica, economia e religione testimonia la credibilità delle nostre culture e ci riconduce al Regno di Dio".

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