29/12/2004, 00.00
INDIA
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Le acque si ritirano e avanzano le epidemie

Nel Tamil Nadu si aspettano vaccini contro tifo e colera. Nelle fosse comuni, volontari Caritas cercano di seppellire con dignità i corpi non identificati.

Colachel – Tamil Nadu (AsiaNews) – Colera, tifo, malattie della pelle. Sono le prossime minacce da affrontare nel Tamil Nadu, conseguenza del tragico tsunami, che domenica ha ucciso oltre 65 mila persone in tutto il sud est asiatico. Le onde si sono ritirate ma i problemi nello stato indiano del sud aumentano: corpi non identificati da seppellire, aiuti umanitari da distribuire e il rischio di epidemie tra gli sfollati rimasti senza casa. Il pericolo più temuto è che i cadaveri in putrefazioni contaminino le acque e i soccorsi non abbiano a disposizione medicine e vaccini sufficienti per impedire lo scoppio i epidemie di colera e tifo. "Una tragedia è appena passata, ma è in arrivo un'altra più grande". L'allarme è lanciato da Thanammal, direttrice dell'ufficio medico di Colachel, distretto di Kanyakumari - Tamil Nadu, lo stato più colpito dallo tsunami del 26 dicembre. "Entro una settimana– avverte la dottoressa – potrebbero scoppiare epidemie di tifo o colera". Il periodo di incubazione di queste malattie è di 7 giorni. Thanammal spiega che a favorire la diffusione del virus sono le mosche che girano intorno ai cadaveri. "Tutta la popolazione locale ha bisogno di vaccini tifoidi e per il colera. Abbiamo fatto richiesta al governo e aspettiamo i rifornimenti".

Thanammal sottolinea che i mass media hanno un compito importante in questa emergenza. Essi dovrebbero "informare la gente che le epidemie sono un rischio reale e spiegare come prevenirle"; ad esempio bevendo solo acqua bollita.

P. R. Rajan, dell'Associazione medica indiana (IMA) per il Tamil Nadu, ha detto che i rischi non sono solo colera e tifo, ma anche malattie della pelle. "In una situazione del genere tutte le malattie si diffondono più velocemente". IMA sta distribuendo medicine e offrendo assistenza alle vittime. Medici e infermiere di cliniche private hanno dato la disponibilità a curare le vittime della tragedia sebbene abbiano paura della folla. "Quando un paziente muore – racconta un dottore di una clinica privata – a volte la folla diventa violenta, perché ci crede responsabili della morte. Negli ospedali pubblici ci sono poliziotti a proteggere i medici, ma qui no".

Il governo ha assicurato che non si verificheranno epidemie e ha stabilito tra 3 giorni l'inizio di una estesa campagna di vaccinazione.

Intanto a Colachel si continuano a seppellire i corpi delle vittime, arrivate solo in India a più di 12 mila. Per timore delle epidemia, l'amministrazione locale ha deciso che tutti i cadaveri rimasti senza identificazione, vengano sepolti in fosse comuni. Nel cimitero del villaggio gli abitanti hanno seppellito 378 salme, tutte in una fossa. Alcuni volontari lavorano per conferire un minimo di dignità alla sepoltura. "Facciamo del nostro meglio, anche quando i corpi vengono sepolti in un'unica fossa, cerchiamo di mantenerli separati l'uno dall'altro con strati di terra – racconta un volontario Caritas – così ognuno ha il suo spazio".

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