13/04/2005, 00.00
RUSSIA - VATICANO
Invia ad un amico

I cattolici russi raccolgano gli sforzi del papa

di Tadeusz Kondrusiewicz

Lettera di esortazione alla preghiera in occasione del prossimo Conclave. Riflessione sul pontificato di Giovanni Paolo II.

Mosca (AsiaNews) – "Il Mosè della nostra era, che ha condotto la Chiesa nel terzo millennio". Questo è stato il papa secondo il metropolita a Mosca, Tadeusz Kondrusiewicz. In una lettera di esortazione alla preghiera, indirizzata ai fedeli della sua arcidiocesi, quella della Vergine Maria a Mosca, mons. Kondrusiewicz ricorda la grandezza del pontificato di Giovanni Paolo II, che ha ribadito la centralità di Cristo nella vita della Chiesa e si è battuto "senza sosta" nella difesa della dignità della persona umana. Nella missiva l'arcivescovo sottolinea il contributo del "papa slavo" alla Chiesa cattolica in Russia e scuote i fedeli perché non facciano cadere nel vuoto i suoi sforzi. Mosca è rimasta solo un sogno nell'opera pastorale di Giovanni Palo II, mai concretizzatosi in una visita ufficiale a causa del fermo niet della Chiesa ortodossa russa.

Nella missiva mons. Kondrusiewicz invita laici e religiosi ad unirsi in preghiera per l'elezione della nuova guida della Chiesa universale, affinché "la scelta del nuovo Pontefice non sia un avvenimento distante dal popolo di Dio e riguardante soltanto il Collegio degli elettori, ma in qualche modo evento della Chiesa intera" (Universi Dominici Gregis, pag. 84). Il metropolita esorta i sacerdoti dell'arcidiocesi a leggere il messaggio ai fedeli la prossima domenica, 17 aprile, alla vigilia dell'apertura del Conclave, che nominerà il prossimo papa.

Di seguito riportiamo il testo integrale della lettera:

Carissimi nel Signore Risorto fedeli dell'Arcidiocesi della Vergine Maria,

1. nella vigilia della solennità della Misericordia Divina il 2 aprile 2005, il Signore ha chiamato a sé il Papa Giovanni Paolo II, che è rimasto al timone della Chiesa universale per oltre un quarto di secolo. Si è congedato dalla vita terrena un eminente pastore e guida, teologo e filosofo, poeta e fine conoscitore dell'arte, splendido testimone del Vangelo. Ci ha lasciato un Pontefice aperto agli uomini e al mondo, che ha ricordato e difeso senza sosta la dignità della persona umana, i suoi diritti e libertà. Nella sua attività Giovanni Paolo II ha affermato con forza i principi morali, è intervenuto in favore della giustizia sociale e della pace, ha letto i segni del nostro tempo e ha risposto adeguatamente alle sue sfide, facendosi guidare dai principi del Vangelo. Il defunto Papa, che ha restituito al mondo la speranza perduta, è stato davvero la coscienza della nostra epoca.

Nel tempo del pontificato di Giovanni Paolo II la Chiesa ha percorso un lungo cammino di rinnovamento e sviluppo, in accordo con la dottrina del Concilio Vaticano II e gli insegnamenti postconciliari. Essa è diventata più aperta al mondo, alle altre religioni e confessioni. La barca della Chiesa ha disteso in alto le sue vele, per prendere il largo (cfr. Lc 5,4) e realizzare un'attività pastorale e sociale più efficace, in corrispondenza con le esigenze del tempo.

Giovanni Paolo II è stato il Mosè della nostra era, che ha condotto la Chiesa nel terzo millennio. Ancor di più, egli l'ha condotta in questo nuovo tempo mostrando le direttive fondamentali dell'azione pastorale nella tappa contemporanea dello sviluppo della Chiesa. Egli ha sottolineato continuamente che tutto va nuovamente cominciato a partire da Cristo, contemplando il Suo volto (cfr. la Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte 16.29).

Al centro dell'attività del Papa è sempre rimasto il Salvatore, al quale ci conduce Maria. L'appello dell'inizio del suo pontificato: "Non temete! Spalancate le porte a Cristo!" si è realizzato nel crollo dei regimi totalitari anzitutto in Europa Orientale, i cui popoli si sono incamminati sulla via della democrazia e hanno acquisito i diritti fondamentali, tra cui anche il diritto alla libertà di professare la fede. Grazie al suo ministero molte persone hanno sentito l'esigenza di mettersi alla ricerca dei valori eterni.

In quanto Papa slavo, egli ha amato la Russia in modo particolare. Quanti gesti di buona volontà,  segni di rispetto alla nostra Patria, alla Chiesa Ortodossa Russa e alla grande cultura russa egli ha mostrato durante il suo pontificato! E noi li abbiamo notati? Abbiamo saputo apprezzare la loro portata e il loro valore? Abbiamo sostenuto la tensione del Pontificato a che l'Europa respirasse con due polmoni, quello orientale e quello occidentale? Abbiamo utilizzato tutte le occasioni che il Papa ci ha instancabilmente offerto in questi oltre ventisei anni?

Al nome di Giovanni Paolo II è legata la restaurazione delle strutture della Chiesa Cattolica in Russia [qui l'11 febbraio 2002 il Vaticano istituisce 4 diocesi permanenti, ndr] . Non dobbiamo dimenticare la sua continua preghiera e preoccupazione. Durante il nostro ultimo incontro nella clinica romana "Gemelli" l'8 marzo scorso, il Papa mi ha chiesto: "Come va a Mosca?". È stata l'ultima domanda del defunto capo della Chiesa universale, che ci ha lasciato come testamento…

Che essa diventi domanda cruciale del nostro esame di coscienza! Chiediamoci continuamente: come va a Mosca? Come vive l'Arcidiocesi? Che cosa possiamo fare noi, tutti insieme e ognuno per la sua parte, per migliorare le cose? Viviamo in accordo con i principi morali del Vangelo e gli insegnamenti della Chiesa?

Il Golgota degli ultimi mesi di vita di Giovanni Paolo II è stato un esempio preclaro di compimento della volontà di Dio, un modello di come nella debolezza si manifesti una forza titanica dello spirito, capace di cambiare il mondo. Il suo silenzioso spegnersi nella letizia e nell'affidamento a Maria è stata una predica incomparabile di fronte al mondo intero.

Tutto ciò ha procurato al Pontefice una meritata ammirazione in tutto il mondo, il rispetto non solo tra i cattolici, ma anche tra i rappresentanti delle altre religioni e confessioni, tra gli uomini di buona volontà, i politici, gli esponenti della cultura e altri. La sua malattia e la sua morte hanno unito il mondo nella preghiera e nella solidarietà. Il ricordo del Papa si è trasformato in un corso di esercizi spirituali mai visto per la sua grandezza. Milioni di persone da tutti gli angoli del mondo si sono recati a prestare omaggio e ad accomiatarsi dal defunto Pontefice nella basilica di s. Pietro a Roma. Per altri miliardi di persone questo è stato possibile grazie ai mezzi di comunicazione di massa, tra cui anche quelli russi, ai quali rivolgiamo il nostro grande ringraziamento.

I funerali del capo della Chiesa universale sono diventati un summit mai visto finora di politici e leader religiosi del nostro pianeta. Uomini politici fino a oggi inconciliabili hanno teso l'un l'altro la mano in piazza s. Pietro durante le esequie del Papa.

La gente ha pianto ed applaudito. Le lacrime di una perdita inconsolabile si sono riempite di segni di gratitudine. La devozione a Giovanni Paolo II, sorta immediatamente dopo la sua morte e impetuosamente diffusasi in tutto il mondo in questi giorni, sottolinea le vere dimensioni della personalità del defunto e permette di sperare in un rapido inizio del processo della sua glorificazione.

Si è così conclusa l'epoca del ministero di Papa Wojtyla, che già viene chiamato Giovanni Paolo il Grande, il pontificato del quale verrà adeguatamente valutato dagli storici.

Ma la vita non si ferma e va sempre avanti. E per quanto sia grave la perdita, noi guardiamo ad essa attraverso il prisma della Risurrezione, augurando allo scomparso Pontefice di essere Grande nel Regno dei cieli e diventare nostro intercessore.

2. La Chiesa, come organismo vivo, non può rimanere senza la propria guida. Secondo il diritto ecclesiastico, il Collegio dei cardinali della Santa Chiesa di Roma deve scegliere il successore di Giovanni Paolo II. La scelta viene effettuata nella riunione dei cardinali chiamata conclave. Questo significa che i cardinali si trovano "sotto chiave", "rinchiusi", e così separati dal mondo, pregando e riflettendo sul futuro della Chiesa, devono scegliere il nuovo capo. Il conclave avrà inizio il 18 aprile.

Bisogna sempre avere in mente che le elezioni della guida della Chiesa più grande del mondo, che annovera miliardi di fedeli tra le proprie file, si differenzia in modo radicale dalle elezioni che si tengono regolarmente nella società. Nel Pontefice sussiste in modo speciale il ministero affidato da Cristo all'apostolo Pietro. Egli in forza del proprio incarico gode nella Chiesa di un potere ordinario pieno, immediato e universale (cfr. il Codice di diritto canonico, can. 331). Il Pontefice, essendo capo del Collegio dei vescovi, insieme ad esso guida la Chiesa, definisce le sue direttive fondamentali di sviluppo in corrispondenza con le esigenze del tempo.

Quale responsabilità, e quale croce!

Indubbiamente il capo della Chiesa viene scelto dallo Spirito Santo. Tuttavia, egli agisce tramite i cardinali, che sono strumento nelle sue mani.

Giovanni Paolo II nella Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis sulla vacanza della Sede Apostolica e l'elezione del Romano Pontefice del 22 febbraio 1996 sottolinea (p. 84): "Durante il tempo in cui la Sede rimane vacante, e soprattutto mentre avviene la scelta del successore di Pietro, la Chiesa in modo assolutamente speciale si unisce con i santi Pastori, specialmente con i Cardinali elettori del Supremo Pontefice, per chiedere a Dio il nuovo Papa come dono della Sua misericordia e provvidenza. Come nella prima comunità cristiana, secondo quanto annunciano gli Atti degli Apostoli (Atti 1,14), la Chiesa Universale, in unità spirituale con Maria, madre di Gesù, deve rimanere in preghiera unanime; in questo modo la scelta del nuovo Pontefice non sarà un avvenimento distante dal popolo di Dio e riguardante soltanto il Collegio degli elettori, ma in qualche modo evento della Chiesa intera. Per questo stabiliamo che in tutte le città e le località principali, non appena diventi noto che la Sede Apostolica è vacante, soprattutto alla morte del Pontefice e dopo la celebrazione dei solenni funerali, si elevino intense e devote preghiere a Dio (cfr. Mt 21,22; Mc 11,24) affinché Egli illumini gli animi degli elettori ed essi giungano all'accordo nell'adempimento del proprio dovere, per una realizzazione rapida, unanime e feconda dell'elezione che viene richiesta per la salvezza delle anime e il bene di tutto il popolo di Dio".

Quindi il nostro santo dovere è quello di pregare Dio, affinché attraverso l'elezione del Collegio dei cardinali lo Spirito Santo mostri colui che starà al timone della barca di Pietro e condurrà la nave della Chiesa in futuro sulle onde tumultuose dell'inizio del XXI secolo.

Che lo Spirito discenda e manifesti la volontà di Dio, e definisca colui a cui Cristo ripeterà le parole dette a Pietro 2000 anni fa: "Pasci le mie pecore" (Gv 21,17).

3. Cari fratelli e sorelle, si elevi la nostra preghiera a Dio onnipotente, affinché il Collegio dei cardinali scelga il più degno e capace di essere il Pietro del nostro tempo, di essere la roccia (cfr. Mt 16,18), di essere il capo della Chiesa universale.

Che la Provvidenza divina ponga in questo ministero uno che tenda, come chiede nel suo testamento Giovanni Paolo II, alla felice realizzazione della dottrina del Concilio Vaticano II e al fecondo sviluppo della Chiesa a gloria del Signore e per la salvezza degli uomini.

Con la mia benedizione

Metropolita

Tadeusz Kondrusiewicz

 

Mosca, 12 aprile 2005

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Arginare la cultura della morte, il primo compito del nuovo pontefice
19/04/2005
Un rosario e una messa ogni sera, Seoul prega per il conclave
19/04/2005
Conclave: da dove vengono i 115 cardinali elettori
15/04/2005
Card. Vithayathil: famiglia, libertà religiosa e poveri
15/04/2005
Conclave: Messa per l'elezione del nuovo pontefice in san Pietro
18/04/2005


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”