11/08/2005, 00.00
LIBANO - GMG
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Ministro Ahmed Fatfat: per rinascere, il Libano ha bisogno dei giovani

di Youssef Hourany

Beirut (AsiaNews) – Ahmed Fatfat, è da pochi giorni Ministro libanese della Gioventù. Musulmano sunnita, egli ha dichiarato ad AsiaNews di volere ispirarsi a Giovanni Paolo II. Alla vigilia della partenza di 6 mila libanesi a Colonia, egli ha voluto incontrarne una rappresentanza e ha parlato con AsiaNews delle sue preoccupazioni e del valore della gioventù in Libano.

"Tutti hanno l'impressione che quello della Gioventù sia un ministero secondario – ha detto Fatfat ad AsiaNews - una sorta di ministero senza portafoglio, ma il mio compito è promuovere il ruolo della gioventù nella società. Sento anche un grande bisogno di investire sull'enorme potenziale costituito dalla gioventù libanese, messa fino ad ora da parte, come ha dichiarato Giovanni Paolo II nell'esortazione apostolica post-sinodale 'Una speranza nuova per il Libano'".

Ahmed Fatfat è molto vicino a Saad Hariri, il figlio dell'ex primo ministro ucciso in un attentato lo scorso 14 febbraio. La sua morte ha suscitato ondate di emozione e di impegno a cacciare i soldati siriani dal Libano, sospettati di essere all'origine dell'attentato. Un ruolo importante lo hanno avuto proprio i giovani, cristiani e musulmani, con manifestazioni e sit-in che sono durati per giorni nella capitale.

"Quello che mi ha stupito – ricorda Fatfat - è stato scoprire che i giovani del Libano sono meno confessionali dei loro genitori o dei loro nonni e che sono più aperti che emozionali".

"Il mondo – aggiunge - cambia in modo così veloce che noi abbiamo sempre bisogno di nuove idee in tutti i campi e solo la gioventù può portare questa novità". L'alternativa, secondo il ministro, è una società "sclerotizzata, prigioniera dei suoi assunti".  Senza i giovani, "una società non riesce a rimettersi in gioco".

"Questi giovani – continua il ministro - hanno un grande potenziale dal punto di vista politico e dello sviluppo scientifico ed è un peccato che non si possa sfruttarlo. Essi sono creatori di idee ma la sola funzione che abbiamo accordato loro finora è stato l'aspettare di crescere per acquisire gli stessi punti di vista degli adulti".

Per rilanciare la partecipazione dei giovani alla società, Fatfat ha anche rivelato alcuni dei suoi progetti: un congresso dei giovani libanesi nel prossimo novembre e l'abbassamento dell'età del voto da 21 a 18 anni. Per il ministro "bisogna convincere i giovani che ci si fida realmente di loro, perché essi hanno costantemente l'impressione che non si dia loro fiducia". "Bisogna anche affidare loro un ruolo nell'elaborazione di tutte le politiche del paese e questo si fa innanzitutto abbassando il diritto di voto da 21 a 18 anni; e poi ci sono anche le questioni relative alla politica culturale e a quella economica". "Se in Libano c'è un miglioramento a livello di diritti politici - continua - non si può dire lo stesso dei diritti civili, poco rispettati in tutti i paesi del terzo mondo. In questa prospettiva, i giovani hanno un ruolo importante. Ma essi devono accedere al potere anche grazie alle loro idee".

Il ministro libanese sottolinea che in Libano esiste un gap generazionale che continua ad allargarsi, fra i giovani d'oggi e le generazioni di libanesi più anziani. "Una spaccatura – egli precisa – il cui effetto è stato amplificato da un irrigidimento delle idee, nato durante la guerra e dalla monotonia, dal monolitismo della politica degli ultimi anni". "Per progredire, egli conclude, una società ha bisogno dei suoi giovani". (YH)

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