08/09/2006, 00.00
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Soffocante controllo di Pechino sugli islamici uighuri del Xinjiang

Proibito professare il culto per giovani e insegnanti scolastici. Demolita una moschea per costruire un centro commerciale. Esperti: la causa sono anche le risorse energetiche della regione.

Pechino (AsiaNews/F18) – Nella nord occidentale regione dello Xinjiang il controllo del governo sulla religione islamica degli Uighuri è molto più stretto, al limite della persecuzione, che per gli islamici di altre etnie. Pechino dice che deve combattere il "separatismo", ma intanto sfrutta le risorse della regione a vantaggio delle ricche province orientali e tiene in condizioni arretrate la popolazione Uighuri.

Forum 18 riferisce un controllo capillare, anzitutto verso gli imam e i giovani. Ogni venerdì mattina, giorno sacro musulmano, gli imam vanno al locale Ufficio per gli affari religiosi per spiegare il testo del sermone che terranno e ricevere "indicazioni generali". Ogni gruppo religioso deve essere registrato presso il comitato religioso nazionale e la nomina dei leader va approvata dalle autorità. I leader partecipano a incontri periodici dove funzionari statali indicano la politica religiosa da seguire. Ai fedeli sono in genere interdetti posizioni pubbliche di potere e l'insegnamento scolastico.

E' vietato dare un'educazione religiosa ai figli. Shi Si Shin, capo del Comitato religioso nazionale nella capitale Urumqi, ha detto a Forum 18 che ai minori di 18 anni è proibito frequentare i luoghi di culto, perché si vuole che i giovani "completino l'educazione e sviluppino  la personalità, per poter fare una scelta informata se essere credente o ateo". Il divieto è molto rigido nei distretti più religiosi come Hotan e Kashgar, dove la polizia vigila che giovani e impiegati pubblici non frequentino le moschee o le madrasse (scuole religiose islamiche). Durante il mese di digiuno del Ramadan, a scuola le autorità forzano gli studenti e i professori musulmani a pranzare.

Ci sono espropri e demolizioni di immobili di culto o utilizzati dalla comunità islamica. Circa tre anni fa le autorità, durante la ricostruzione di una zona intorno alla moschea Idha (la principale del Kashgar), hanno demolito molti piccoli ristoranti e sale da the, ritrovo dei musulmani dopo la preghiera. A Urumqi la vecchia moschea è stata demolita e ricostruita come parte di un centro commerciale, tra un locale che vende pollo fritto e un supermercato Carrefour. I fedeli dicono che "talvolta non possono nemmeno udire le preghiere, per la musica e le canzoni dei locali".

Sono proibiti movimenti islamici come il Sufismo e il Wahhabismo, per timore che possano prendere connotazioni politiche, e sono pure banditi gli scritti di autori aderenti a queste credenze.

Secondo Forum 18 il controllo verso altre etnie islamiche cinesi, per esempio sulle moschee dei Dungan (popolazione originaria dell'Asia centrale), è molto meno rigido. I genitori Uighuri spesso portano i figli in altre regioni, dove possono frequentare le madrasse e ricevere un'educazione islamica.

Esperti spiegano che la persecuzione religiosa ha ragioni anzitutto economiche ed è finalizzata a stroncare l'identità della popolazione Uighuri per spogliarla delle ricchezze della zona, ricca di petrolio e gas naturale. Per questo Pechino da anni favorisce la migrazione nella regione di milioni di cinesi Han, che ormai sono  almeno il 50% dei 19,3 milioni di residenti e che hanno preso il controllo dei commerci e dei posti di potere, mentre gli Uighuri (42%) sono soprattutto contadini. Dal gennaio 2000 il governo persegue il "programma per lo Sviluppo dell'ovest", più arretrato rispetto alle ricche regioni orientali, con la creazione di strade e ferrovie, dighe e oleodotti. Ma Zhao Baotong, capo dell'istituto economico dell'Accademia di scienze sociali dello Shaanxi a Xian, dice che il programma "beneficia soprattutto le regioni orientali". "Questi programmi trasportano elettricità, gas naturale e altre risorse dall'ovest all'est per favorire lo sviluppo di quest'ultimo. Nessuno di questi progetti favorisce lo sviluppo della produzione e dell'industria locale nell'ovest". (PB)

 

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