25/09/2006, 00.00
iraq - vaticano
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Musulmani radicali contro il papa: attentati a due chiese a Mosul e Baghdad

Miliziani islamici costringono i cristiani a esporre cartelli di condanna delle parole di Benedetto XVI a Regensburg. Ma i capi religiosi, fra cui Al Sistani esprimono amicizia con la nunziatura vaticana. E il rappresentante del leader degli sciiti iracheni vuole incontrare il Papa.

Baghdad (AsiaNews) - Il mese di Ramadan è iniziato in Iraq all'insegna delle violenze, ma anche di una importante apertura di Al Sistani verso il Vaticano. Ieri sono state colpite due chiese, una a Baghdad e una a Mosul. Nel paese vi è un'escalation di attacchi contro i cristiani che alcuni attribuiscono alla reazione dei musulmani radicali contro il discorso del papa a Regensburg. I leader religiosi islamici, fra i quali lo stesso Al Sistani, mostrano però solidarietà e comprensione verso il Vaticano. Più ancora, il rappresentante del massimo esponente religioso degli sciiti iracheni ha espresso il desiderio di poter visitare il Papa.

Ieri mattina alle 11.15 ora locale, alcuni uomini armati hanno attaccato la chiesa caldea dello Spirito Santo di Mosul scaricando almeno 80 colpi contro l'edificio. "Grazie a Dio non c'era la messa in quel momento – ha detto un fedele ad AsiaNews – così non vi sono né morti, né feriti, solo qualche danno all'edificio dalla parte est e qualche finestra rotta".

L'atmosfera in città è molto tesa. Nei giorni scorsi milizie musulmane hanno minacciato il vescovo e i sacerdoti cattolici che se entro 72 ore non condannavano pubblicamente il discorso del papa all'università di Regensburg, essi avrebbero ucciso i cristiani e bruciato le chiese. Negli anni scorsi alcune chiese, santuari e lo stesso episcopio hanno subito attentati terroristi. Per timori di nuovi attentati il vescovo ha fatto mettere dei cartelli, ma per esprimere che "né i cristiani irakeni, né il papa vogliono distruggere il rapporto con i musulmani".

Seppure in questa atmosfera di terrore, ieri sera i cattolici caldei sono usciti di casa per partecipare alla messa vespertina nella chiesa attaccata. "La nostra fede è una sfida alla violenza. I miliziani ci temono perché la nostra fede è più forte dei loro proiettili", ha detto un cristiano ad AsiaNews.

Ieri mattina a Baghdad sono scoppiate due bombe davanti alla chiesa assiro-ortodossa di Santa Maria nel quartiere centrale di Karrada. Gli attentatori hanno messo una bomba sotto la macchina del parroco. Lo scoppio, avvenuto alle 9.30, ha attirato molta gente anche dalla parrocchia; subito dopo è scoppiata un'altra bomba nelle vicinanze, ferendo diverse persone e uccidendo anche il guardiano della chiesa.

Alcuni pensano che con queste bombe si volevano colpire i cristiani in seguito alle polemiche sorte dal discorso del Papa a Regensburg. In realtà, nei giorni scorsi, le comunità ortodosse si sono distaccate dalle parole del papa, affiggendo dei cartelli davanti alle chiese, in cui esprimono il loro disaccordo con il pontefice. Secondo alcune personalità cattoliche è molto più probabile che l'attentato alla chiesa di Santa Maria sia una vendetta di tipo etnico-religioso: in questi giorni il patriarca assiro-ortodosso è in visita alle comunità nel Kurdistan ed è probabile che le bombe siano un messaggio di minaccia contro questo legame con i curdi da parte di milizie sunnite o sciite.

La lezione di Benedetto XVI a Regensburg è stata fraintesa dai media come un attacco contro l'Islam. Sebbene il papa abbia spiegato molte volte il vero senso del suo discorso,  critiche aspre e minacciose continuano a piovere da molti settori dell'Islam. In Iraq sono soprattutto le frange fondamentaliste e dell'islam politico a reagire con violenza al discorso del papa. Nei giorni scorsi il segretario della nunziatura di Baghdad, mons. Thomas Halim Abib, ha incontrato i rappresentanti religiosi dell'islam e ha offerto loro una traduzione in arabo delle parole del papa, permettendo ai leder musulmani di comprendere subito il vero senso delle parole del pontefice.  I capi religiosi islamici stanno compiendo un'opera di informazione nelle loro comunità. Mons. Thomas ha detto ad AsiaNews che in questi giorni il rappresentante ufficiale del grande ayatollah al Sistani, capo indiscusso dell'Islam sciita in Iraq, ha visitato due volte la nunziatura vaticana per esprimere amicizia e solidarietà. Il rappresentante di Al Sistani ha accettato le spiegazioni date dalla nunziatura e le ha diffuse a tutte le comunità sciite irakene, esprimendo stima per la Santa Sede "che è sempre stata vicina al popolo irakeno". Il rappresentante del grande ayatollah ha espresso il desiderio di andare a Roma a visitare papa Benedetto XVI.

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