03/03/2007, 00.00
CINA
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Anp: le ferite della “società armoniosa”, senza democrazia

di Bernardo Cervellera
All’Assemblea nazionale del popolo, che si apre il 5 marzo, la leadership vuole lottare contro ingiustizie, inquinamento, povertà. Ma il monopolio del potere deve rimanere nelle mani del Partito.

Roma (AsiaNews) - Tutto è pronto per l’Assemblea nazionale del popolo (Anp) che apre la sua sessione annuale il 5 marzo prossimo e che quest’anno durerà per 12 giorni. Il cosiddetto parlamento-velina della Cina, non ha potere reale, ma vara, verifica ed approva in modo ufficiale leggi e politiche economiche decise dal Partito comunista cinese  (Pcc). L'Anp raduna ogni anno quasi 3 mila delegati da ogni provincia; gli incontri si svolgono nella Grande Sala del Popolo, sul lato ovest di piazza Tiananmen. In concomitanza con l'Anp si tiene la Conferenza consultiva politica del popolo cinese (Ccppc), che ha valore di consultazione e di consiglio verso l'Anp.

Quest’anno a fuoco vi sarà il progetto di “società armoniosa” lanciato da tempo dal presidente Hu Jintao che proclama il cammino verso uno sviluppo equilibrato fra ricchi e poveri, città e campagne, industrie ed ecologia. La “società armoniosa” è il sogno in positivo della tragica situazione della Cina dopo 20 anni di riforme economiche, di anarchico sviluppo e di monopolio del potere del Pcc.

La situazione è ormai sotto gli occhi di tutti: i centri delle grandi città traboccano di ricchezze, le periferie trasudano miseria; le città attirano investimenti stranieri, mentre a decine di milioni i contadini scappano dalle campagne; il Paese che ha sempre predicato una taoista armonia con la natura è divenuto il più inquinato e più inquinante del mondo. Di questo sfacelo è responsabile una iniqua connivenza fra imprenditori locali e stranieri e membri del Partito, che con le spalle coperte dai loro agganci al potere, hanno trasformato lo stato stalinista ai temi di Mao in una specie di dittatura latino-americana, con una oligarchia ricchissima e capace di ogni sopruso e un esercito di poveri, calcolato dalla World Bank a 365 milioni di persone (quasi un quarto della popolazione). L’abisso fra ricchi e poveri, fra potenti e senza voce ha innescato da anni una serie di tensioni sociali che a detta della stessa leadership  sono divenute “il fattore di destabilizzazione sociale più pericoloso di tutto il Paese” e “una seria sfida alla capacità di governare del Partito comunista”. Per questo la leadership cerca in tutti i modi di prendere le distanze da un’economia senza freni, predicando sobrietà, giustizia, solidarietà. Ma non mancano membri del Partito che spingono a un massiccio uso delle armi per fermare le proteste sempre più numerose.  

Proprietà privata

Fra le mosse più attese quest’anno, all’Anp, dopo la relazione del premier Wen Jiabao, si attende il varo di una legge sulla proprietà privata, rimandata da 3 anni, da quando la costituzione dello stato è stata cambiata per affermare il suo valore “inviolabile”. Tale difesa è divenuta un’urgente necessità proprio per mantenere l’ordine interno. Nelle città, in preda alla ristrutturazione per le Olimpiadi,  e nelle campagne, imprenditori e segretari del Pcc requisiscono terreni, demoliscono case, senza alcun compenso o indennizzo. Contadini e privati si rivolgono ai tribunali, ma la mancanza di leggi precise e la connivenza fra giudici e  governi locali rendono impotenti le vittime. Negli anni scorsi decine di persone, espropriate di case, hanno tentato il suicidio. Alcuni si sono dati fuoco sulla piazza Tiananmen. Ma il problema è ancora più grave nelle campagne dove villaggi interi vengono espropriati delle terre per costruire nuove fabbriche, centrali elettriche, abitazioni di lusso. Questo ha generato  violenti scontri fra polizia e abitanti, con arresti e uccisioni in Guangdong, Shaanxi, Sichuan, Hebei. Secondo Chen Xiwen, vice direttore dell’Ufficio centrale per gli Affari finanziari ed economici, “le dispute sul possesso dei terreni sono la causa di oltre il 50 % di tutte le proteste sociali”.

Al varo anche una legge sulle tasse che toglie alcune facilitazioni fiscali agli investimenti stranieri e parifica le tasse con quelle che pagano le industrie locali. Finora ditte a capitale estero pagavano il 15% del reddito; quelle locali il 30%. La nuova legge stabilisce che tutte paghino il 25%. Analisti pensano che questa legge frenerà il dilagare di nuove imprese e il conseguente esproprio dei terreni. Ma secondo economisti cinesi l’innalzamento non bloccherà gli investimenti dall’estero: la Cina offre ancora moltissimi vantaggi quali infrastrutture, manodopera  a basso costo, un vasto mercato.

Ecologia e contadini

Ma l’Anp deve far fronte ad altri due fallimenti: l’ecologia e l’agricoltura. Secondo dati della World Bank l'economia in crescita selvaggia ha prodotto danni profondi all'ambiente che possono costare al paese l'8-10% del Pil annuale, in spese mediche per curare i malati, in danni all'agricoltura, in danni alla fauna marina. Più del 60% delle acque della Cina sono ormai inquinate da liquidi tossici, scarichi industriali, sostanze chimiche. La mancanza di acqua e i cambiamenti climatici sono divenuti fatali per l'agricoltura di molte zone del paese, distrutte dalle alluvioni o dalla siccità. Lo stato ha varato leggi anti-inquinamento ma la spinta alla crescita economica, l'uso di carbone per il fabbisogno energetico e l'incuria dei governi locali hanno visto crescere il problema. Almeno 500 mila cinesi muoiono ogni anno a causa dell’aria inquinata. Lo scorso anno il premier Wen Jiabao ha introdotto il “Pil verde”, per calcolare una crescita economica che deduca i costi relativi all'inquinamento ambientale, allo spreco di risorse e ai costi sociali come la salute e la sicurezza pubblica. Ma nessuno si adegua alle norme.

Sulle campagne domina lo stesso senso di fallimento. Lo scorso anno Wen ha lanciato la “nuova campagna socialista”: investimenti per oltre 33 miliardi di euro in 5 anni per migliorare la situazione di 800 milioni di contadini. Gli investimenti dovrebbero servire anche per migliorare educazione e sanità nelle famiglie dei contadini. Ma secondo testimonianze raccolte da AsiaNews, nelle campagne circa l’80% dei figli di contadini non va a scuola per non affrontare ulteriori spese; la maggioranza della gente non può andare all'ospedale a farsi curare perché non può pagarsi le spese di degenza e le medicine. Il 90% dei cinesi dice che questa differenza fra città e campagna, fra ricchi e poveri è il problema più cocente della Cina.

Davanti a questi enormi compiti, la leadership ha per ora affinato solo due armi: per mitigare la povertà ha decretato l’aumento dei salari per operai e lavoratori migranti; ha deciso una lotta alla corruzione contro i membri del partito che abusano del loro potere ai danni della popolazione. Alcuni pensano che questa lotta sia mirata anzitutto ad eliminare i nemici di Hu Jintao, concentrati soprattutto nella roccaforte di Shanghai, capitale del miracolo economico.

Il tutto però rimane nelle mani del Partito. A chi chiede più democrazia, come arma per combattere la corruzione, Wen Jiabao ha già risposto dicendo che il Paese si trova ancora al 1° stadio del cammino socialista, e che per la democrazia occorrono ancora  “almeno 100 anni”. Un altro strumento per combattere gli abusi sono i media. Ma proprio in questi giorni il Ministero della propaganda ha decretato i 20 temi che la stampa non deve assolutamente toccare. Fra questi vi sono proprio la lotta alla corruzione, i diritti umani, gli squilibri economici. Per costruire “la società armoniosa”, insomma, tutti devono tacere: solo la leadership del Partito deve agire.

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