In un posto dove 1832 persone sono già in prigione per motivi politici, la nuova legge sull’articolo 23 serve solo “ad ammantare l’ingiustizia con un velo di legittimità”, come scriveva già qualche mese fa Chow Hang-tung, in carcere per aver ricordato i morti di piazza Tiananmen. La vera risposta è non dimenticarsi questa Cina dietro le sbarre, a Hong Kong come nella Repubblica popolare
Tutti i parlamentari intervenuti per dichiararsi espressamente a favore della legge sull’articolo 23, che prevede il carcere a vita contro le "insurrezioni" e poteri eccezionali per la polizia. Entrerà in vigore dal 23 marzo. Una prova di forza del capo del governo locale John Lee che dopo l'approvazione dichiara: “Giornata storica, ci proteggerà dalle rivoluzioni colorate. Ci deve essere un Paese, prima di due sistemi”.
Le notizie di oggi: a Gaza secondo l'Onu “imminente” un'impennata delle morti per mancanza di cibo. L’allarme del presidente sud-coreano: fake news e intelligenza artificiale una “minaccia” alla democrazia. La polizia indiana ha arrestato cinque persone per l’assalto contro universitari musulmani in un ostello del Gujarat. Bombardamento della giunta birmana nel Rakhine uccide almeno 23 civili, fra cui donne e anziani.
Condanne fino a 7 anni di carcere per l'assalto al Consiglio legislativo dove oggi - eliminata l'opposizione - John Lee vuole far approvare entro il 31 marzo la contestata legge sull'articolo 23. La diocesi di Hong Kong rassicura sul segreto confessionale: resterà anche con le nuove norme. Ma a preoccupare sono soprattutto gli abusi su diritti elementari come la facoltà di negare contatti con un avvocato nelle prime 48 ore dall'arresto.
La Dichiarazione finale del Terzo colloquio cristiano-taoista tenutosi in questi giorni a Hong Kong promosso insieme a tutte e sei le comunità religiose presenti nella metropoli. Il segretario del Dicastero per il Dialogo interreligioso, mons. Indunil Kodithuwakku Kankanamalage: "Un momento di profonda apertura e ascolto reciproco. Incontrarsi apre gli occhi sugli altri".
Sedute frenetiche anche durante il week-end per approvare il più presto possibile l'ulteriore stretta alle libertà nell'ex colonia britannica. Il segretario alla Sicurezza Chris Tang giustifica la facoltà di impedire per 48 ore a un arrestato di incontrare un avvocato con il rischio di "complicità". Intanto Pechino rende noto che nel 2023 ha arrestato o messo sotto processo 2,4 milioni di persone.