Due banche statali "salvate" da 45 miliardi di dollari a perdere

Pechino  (AsiaNews) - Secondo l´agenzia Xinhua 45 miliardi di dollari di riserve valutarie, accumulate recentemente grazie al surplus delle esportazioni, verranno utilizzati per il salvataggio di due grandi banche cinesi, la Banca di Cina (Bank of China) e la Banca Cinese per le Costruzioni (China Construction Bank), rispettivamente la seconda e la terza banca del paese. Un funzionario non identificato del Consiglio di Stato, ha dichiarato che le banche utilizzeranno i fondi per incrementare il capitale, stornare a perdita le sofferenze (bad loans) e riconvertire le banche in società per azioni (stockholding companies). Sempre secondo  Xinhua le due banche diventeranno delle "moderne imprese bancarie, caratterizzate da sufficiente capitale, rigidi controlli interni, operatività sicura, servizio valido e buon rendimento economico". La Banca di Cina ha detto che intende portare il rapporto tra sofferenze ed impieghi a meno del 10 % con una drastica riduzione rispetto al 18% attuale. In dicembre un funzionario non identificato della Banca di Cina aveva dichiarato che la banca avrebbe ricevuto 20 miliardi di dollari di fondi di salvataggio.

Le quattro maggiori banche statali [ le altre due sono la Banca dell'Agricoltura di Cina (Agricultural Bank of China) e la Banca dell'Industria e del Commercio di Cina (Industrial and Commercial Bank of China) – ndr] tentano da anni di ridurre i 400 miliardi di dollari di sofferenze accumulate in cinque decadi di finanziamenti politici imposti dal regime ad imprese prive di redditività e di sana gestione economica economica. Secondo osservatori occidentali però le sofferenze sono ben maggiori di quelle ufficialmente dichiarate e costituiscono il 45 % di tutto l´attivo delle banche cinesi. Del resto, un prestito di almeno 1,9 triliardi di yuan era già stato dato alle 4 banche, per poi essere distribuite a tante ditte e progetti governativi come prestiti a perdere.

Alcuni osservatori della Hong Kong and Shanghai Bank (HSBC) hanno definito la mossa come "una buona misura per salvare l'economia". Ma altri affermano che "in passato la Cina ha buttato tanti soldi nel gabinetto, con le loro banche. Che differenza c'è nel farlo ora?". Molti economisti chiedono da tempo una riforma del sistema bancario, ancora superprotetto dallo stato e all'interno di un circolo di investimenti improduttivi.

La Cina dispone attualmente del secondo maggior accumulo di riserve valutarie al mondo, valutate a circa 401 miliardi di dollari lo scorso ottobre. Grazie dunque ad uno sviluppo basato sull'esportazione e grazie ad un tasso di cambio fissato arbitrariamente dal governo, il regime comunista conta così di riuscire ad appianare tutti i propri fallimenti. Ma anche in questo caso il costo di tali fallimenti finisce per essere pagato dai lavoratori cinesi che, ridotti praticamente in schiavitù, vengono remunerati con stipendi da fame e rendono competitivi i prodotti cinesi all'estero. Dall'altro lato, vi è anche una responsabilità del resto del mondo che, in nome di un astratto fideismo liberoscambista, assiste inerte all'azzeramento della propria capacità manifatturiera e dei propri redditi industriali. (MDO)