Una madre: prima o poi li dovranno riabilitare

Pechino (AsiaNews/SCMP) – A 15 anni dall'uccisione di suo figlio a piazza Tiananmen, sua madre Ding Zilin non rinuncia alla speranza che il movimento del 4 giugno venga un giorno riabilitato, anche se ciò dovesse accadere dopo la sua morte.

Quindici anni fa suo figlio cadde sotto i colpi dei militari; da allora Ding Zilin – con i parenti di altre vittime – ha creato il gruppo delle "madri di Tiananmen". Il loro scopo è ottenere dalle autorità di riesaminare il giudizio ufficiale di condanna del movimento democratico.

Secondo Ding Zilin, anche se gli studenti possono aver sbagliato in qualche loro metodo, è comunque il governo ad aver commesso un crimine uccidendo propri cittadini.

Finora il gruppo di Ding Zilin ha documentato i nomi di 182 persone uccise, fornendo prove evidenti per confutare alcuni funzionari, secondo i quali il massacro non è mai avvenuto. Ding Zilin ha ora 67 anni. "Io e mio marito non siamo tra i più anziani tra le famiglie delle vittime, ma io sono mentalmente preparata alla possibilità di non riuscire a vedere quel giorno", quando il 4 giugno sarà rivalutato."Tra le famiglie delle vittime che ogni anno, dal 1995, firmano lettere di petizione [chiedendo una riabilitazione], 11 persone sono morte", ha detto Ding Zilin.

Ding Zilin ha dovuto affrontare la dura realtà una settimana fa, quando un funzionario del Ministero della sicurezza è andato a trovarla: "Lui mi ha detto che per l'attuale leadership è impossibile risolvere la questione del 4 giugno e di non essere venuto a discutere la questione ma a comunicarmi questo messaggio. Mi ha detto anche che stavano per impormi un controllo a casa", una sorta di arresto domiciliare usato dalla polizia per isolare i sobillatori.

Ding Zilin aveva sperato che il cambiamento della leadership, che ha portato al potere il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao, creasse un clima politico in cui il Partito comunista potesse rimediare all'errore di 15 anni fa, ma il messaggio ricevuto dimostra che le sue aspettative sono state mal riposte. "Ci sono segni di passi indietro. Devo dire che mi sento delusa dalla nuova leadership sotto Hu-Wen".

A marzo, Wen Jiabao ha difeso la repressione del 4 giugno, ma non ha definito il movimento studentesco una "ribellione", come avevano fatto in precedenza altri leader, alimentando le speranze che la nuova leadership potesse assumere una posizione più conciliante. La notizia degli "arresti domiciliari" è stata una piccola sorpresa per Ding Zilin perché 3 anni fa alcuni funzionari dello stesso ministero le avevano detto che non volevano più limitare i suoi spostamenti.

L'anno scorso, durante il periodo dell'anniversario di Tiananmen, Ding Zilin è stata nella sua città natale di Wuxi e perciò la polizia non l'ha braccata.

Malgrado la battuta d'arresto, Ding Zilin è ancora ottimista: "Non sono pessimista. Ho ancora una speranza. Un giorno la verità verrà a galla". "Quello che è importante è il processo e noi abbiamo fatto del nostro meglio. Abbiamo iniziato, perciò non possiamo rinunciare. Dobbiamo continuare a fare pressione perché non siamo noi ad aver sbagliato".

Ding Zilin è convinta che le madri di Tiananmen hanno preso la strada giusta invocando il dialogo con le autorità per risolvere lo stallo del 4 giugno.

"Noi continuiamo a chiedere all'Assemblea nazionale del popolo (Anp) di costituire un comitato speciale per indagare e rendere pubblica la verità sul 4 giugno e ricompensare le vittime secondo la legge". Poi aggiunge: "Vogliamo un dialogo pacifico e ragionevole [con il governo] su basi di parità; non credo che stiamo chiedendo troppo".

Ding Zilin dice di poter capire perchè molti intellettuali e perfino attivisti che hanno partecipato al movimento 15 anni fa ora hanno scelto di restare in silenzio. E non è sorpresa dell'ignoranza che c'è fra i giovani riguardo a ciò che è accaduto 15 anni fa. "Ciascuno fa le proprie scelte, ma se la verità non viene perseguitata e coperta, la gente si comporterà diversamente".