Inflazione record dalla crisi del 1997
A luglio, aumento record per i principali generi alimentari; contenuto, invece, il rincaro delle merci esportate. Economisti avvertono: le cause sono nello stesso modello di sviluppo.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Nuovo record per l’inflazione in Cina, salita del 5,6% a luglio; si tratta del massimo aumento dal febbraio 1997, anno della crisi finanziaria nel sudest asiatico. Dopo il +4,4% di giugno, si rivelano inadeguate tutte le iniziative prese da mesi per contenere la crescita dei prezzi, specie gli alimenti. Risulta minimo, invece, il rincaro dei prodotti esportati.

Secondo i dati ufficiali, in un anno la carne è aumentata del 45,2%, le uova del 30,6%, l’olio da cucina del 30,1% e i vegetali del 18,7%, gli alimenti in generale del 15,4%. Ma i dati ufficiosi, presi nei mercati indicano aumenti ben maggiori.

All’opposto, i generi non alimentari e soprattutto i prodotti esportati sono aumentati di appena lo 0,9%. Secondo analisti, questo dimostra una precisa scelta di tenere bassi i prezzi di questi prodotti, soprattutto con una politica di esenzioni fiscali e finanziamenti agevolati per le industrie e di basso costo della mano d’opera. Gli alimenti costituiscono solo il 3% delle esportazioni, ma l’aumento del loro prezzo significa una rapida perdita di valore del reddito dei contadini e della busta paga dei lavoratori dipendenti.

Nei mesi scorsi per combattere l’inflazione, la Cina si è limitata ad aumentare il tasso di interesse per i prestiti e diminuire quello per i depositi, per 3 volte in 6 mesi, misura che si è rivelata del tutto insufficiente. E’ atteso un nuovo aumento dei tassi, ma si osserva anche che questo favorisce un esodo dai depositi bancari al mercato azionario; quest'ultimo nel 2007 ha avuto una crescita del 77,53%, dopo il +130% del 2006, alimentando il timore di una bolla speculativa. Ma i commenti di importanti economisti del governo appaiono improntati al desiderio di non adottare altre misure e di “attendere gli eventi”.

Zhu Baoliang, economista capo del Centro informazioni statale, consulente del governo, osserva che l’aumento dei prezzi è limitato ad alcuni settori e conclude che potrebbe essere “temporaneo”. Ricorda che nel 2004 il prezzo del grano era salito del 5,3% a luglio e ad agosto, ma per calare al +2,4% a dicembre.

Lu Zhongyuan del Centro ricerche e sviluppo del Consiglio di Stato sottolinea che l’indice dei prezzi al consumo in 6 mesi è salito solo dello 0,9%, se si escludono alimenti ed energia, per cui ritiene che l’inflazione rimanga “bassa”. Al contrario, la Banca centrale cinese ritiene che la crescita dei prezzi non dipenda solo da “fattori temporanei”.

In un documento del 30 luglio Tao Dong, capo economista dell’Asia per il Credit Suisse Group di Hong Kong, ha osservato che “in Cina l’inflazione sfugge al controllo”.

Stephen Green della Standard Chartered Bank a Shanghai, osserva al South China Morning Post che la crescita dell’inflazione non dipende solo dal settore alimentare, ma ha cause strutturali, come la rapida crescita della produzione industriale, la maggior circolazione di denaro, gli aumenti record del mercato azionario e il nuovo balzo in avanti dei prezzi immobiliari nelle grandi città. Raccomanda “prudenza”, “perché [le cause de] l’inflazione generale può già essere nel sistema” .