Pechino ammette: il disastro delle miniere di Xintai "poteva essere evitato”
Media di partito e siti web del governo ammettono che il rischio di inondazione era evidente e che i dirigenti delle miniere erano stati avvertiti, ma non hanno fatto nulla. Mentre svaniscono le residue speranze, le autorità locali si preoccupano di impedire che i parenti dei dispersi parlino “con chiunque”.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Si continua a pompare fuori l’acqua dalle miniere Huayuan e Minggong a Xintai (Shandong), dove 181 minatori sono intrappolati dal 17 agosto. Mentre aumenta il timore che tutto sia inutile, la disperazione dei parenti si trasforma in rabbia per un disastro che era prevedibile e poteva evitarsi. Il governo si preoccupa di impedire loro di parlare con chiunque.

A Huayuan si stima che ci siano 12 milioni di metri cubi di acqua. Le 6 pompe impiegate possono portare via circa 120mila metri cubi d’acqua al giorno, ma oggi ne sono entrate in funzione solo 4. Stime ufficiose parlano di circa 100 giorni per prosciugare l’acqua penetrata in poche ore. Wang Junmin, vicegovernatore dello Shandong, non conferma questi dati ma, in modo significativo, promette ai parenti la prosecuzione delle ricerche fino a recuperare “i dispersi o i loro corpi”. Le autorità locali non parlano delle cause del disastro e di possibili responsabilità.

Proprio questa mancanza di notizie ha scatenato nei giorni scorsi la protesta dei parenti, che si sono anche scontrati con la polizia. Osservano che le inondazioni  nelle miniere sono prevedibili e frequenti durante la stagione delle piogge e chiedono siano accertate le responsabilità. Ripetono che tutti hanno visto che le piogge del 17 agosto sono state molto più violente del solito e si chiedono perché il lavoro sia continuato senza cautele. Il quotidiano statale China Daily riporta che la miniera “il 17 agosto ha ricevuto 6 telefonate dall’Amministrazione di Xintai per la sicurezza sul lavoro, prima dell’incidente, ma non ha fatto nulla”. Un minatore il cui cognato è “disperso” dice i lavoratori hanno avvisato che il livello dell’acqua iniziava a salire, “ma la ditta non ha fatto nulla”; un altro minatore ricorda che questa miniera è stata inondata spesso da quando è stata aperta nel 1957, ma che gli incidenti sono sempre stati messi a tacere.

Il sito web ufficiale del governo, china.com.cn, dice che il rischio di inondazione era “evidente” ben prima che il fiume Wen rompesse gli argini e che “il disastro era del tutto evitabile”.

La compagnia e il governo locale si preoccupano, invece, di isolare e controllare i parenti più arrabbiati, portandoli in alberghi di Xintai, facendoli sorvegliare dalla polizia e proibendo loro di parlare “con chiunque”, come riportano fonti locali.

Ren Qingrui ha il cugino intrappolato sottoterra. Al quotidiano South China Morning Post dice che il governo “deve essere chiaro sulle ricerche e su quanto tempo ci vorrà. Non vogliamo essere illusi con false promesse ed essere tenuti all’oscuro” della verità.