La tomba di Madre Teresa, un luogo di vita e di pace
A 10 anni dalla morte, un pellegrinaggio alla Casa della Madre a Calcutta, dove persone di tutte le religioni, ricchi e poveri, sani e malati si radunano a pregare. L’arcivescovo della città: Benedetto XVI l’ha resa simbolo dell’amore cristiano universale.

Kolkata (AsiaNews) – La calma e la pace ti avvolgono non appena varchi la soglia della Casa madre a Chandra Bose Road, il luogo dove Madre Teresa ha vissuto ed è morta. All’entrata, il cartello del convento che indica i presenti e gli assenti, al nome “Mother Teresa MC” segna “In”, presente.

Ai visitatori un po’ inquieti giunge la voce tranquilla delle suore e i segni della loro vita semplice nello svolgere le mansioni quotidiane: riempire i secchi di acqua dal rubinetto all’esterno, togliere la polvere dai ventilatori, informarsi di cosa è successo alla donna che ha il piede fasciato.

La vita, nella sua semplice normalità, accoglie i visitatori e i pellegrini fino alla tomba di Madre Teresa, ricavata in un refettorio trasformato in cappella, dove si celebra ogni giorno la messa. La tomba e la cappella sono sempre aperte – come la vita della Madre – e tutti, sani e malati, ricchi e  poveri, gente di tutte le religioni, giungono a questo luogo di pellegrinaggio per pregare, per domandare grazie e ricevere forza.

La pace che accarezza e guarisce il cuore sembra quasi un miracolo, mentre attorno urlano il traffico e i rumori di Calcutta. Le novizie, avvolte del sari bianco, vengono e s’inginocchiano per la preghiera della sera, quasi in contemporanea con la chiamata del muezzin, indisturbate dallo sferragliare dei tram e dalle voci della gente nelle strade.

La piccola stanza dove la Madre ha vissuto ed è morta il 5 settembre del ’97, rimane com’era. Attraverso la grata, si scorge un lettino di ferro, un materasso, uno scrittoio, uno scaffale, un sedia, un tavolo per gli “incontri, con due sgabelli. Tutto è lì, ancora intatto nell’umiltà e nella povertà in cui Madre Teresa ha vissuto. A un lato del letto pende un’immagine di Gesù, non un Gesù tranquillo e sorridente, ma in agonia, con la corona di spine e il sangue che cola sulla fronte.

Una delle suore mi accompagna al piccolo museo che conserva alcuni oggetti personali della vita di Madre Teresa: l’ultimo sari che ha indossato, con evidenti rammendi qua e là; i suoi sandali, on evidenti riparazioni e cuciture: tutto testimonia la sua vita semplice e frugale. Vi sono anche alcune note scritte con la sua calligrafia forte e decisa. In esposizione non vi è nessuno delle centinaia di premi da lei ricevuti: il Nobel, il Bharat Ratna, il Padmi Shri,….

Suor Nirmala Joshi, succeduta a Madre Teresa come superiora delle Missionarie della Carità, continua il carisma della Madre, con mitezza e nobiltà, fortezza e decisione.

L’arcivescovo di Calcutta, mons. Lucas Sirkar, sottolinea il valore universale della testimonianza di Madre Teresa: “Benedetto XVI – dice ad AsiaNews – ha citato 3 volte Madre Teresa nella sua enciclica Deus caritas est, indicandola come simbolo dell’amore cristiano universale. La beata ha mostrato il suo amore per Dio attraverso il suo amore ai poveri. Lei ha sempre ripetuto che il mondo di oggi ha bisogno di amore e che la mancanza di amore è la povertà più grande del nostro mondo contemporaneo. Amare Dio e il prossimo è fondamentale per il nostro tempo: solo questo può salvare le famiglie, la società, la nazione e il mondo intero” (NC).