Shinzo Abe: lo stress, la confusione e le critiche
di Pino Cazzaniga
Le dimissioni del premier causate da un calo di energia politica e psicologica. Il Giappone meno nazionalista e più pragmatico. L’eredità di Abe: migliori rapporti con l’Asia e la Cina.

Tokyo (AsiaNews) – A un giorno dalle sue dimissioni inaspettate, il primo ministro giapponese Shinzo Abe è stato ricoverato in ospedale. Dovrà rimanervi ameno fino alla prossima settimana per curarsi dallo stress accumulato in questi mesi.

L’annuncio improvviso del premier ha preso tutti di sorpresa. Lo stesso capo dell’esecutivo del suo partito – ora alla ricerca del successore - è stato informato delle dimissioni solo ieri in mattinata; tutti gli altri, ministri compresi, ne sono venuti a conoscenza attraverso la televisione. Poche le espressioni di simpatia; molte invece le denunce di irresponsabilità. Abe si è dimesso proprio quando la sua coalizione stava discutendo la possibilità di estendere la legge che permette al Giappone di continuare la missione di appoggio nell’Oceano Indiano contro il terrorismo. Anche la sconfitta elettorale subita dal suo partito il 29 luglio scorso non è una ragione sufficiente alla sua scelta: la sconfitta elettorale l’ha messo in minoranza solo al Senato. Alla Camera, in coalizione con il partito Komeito, il partito Liberal-democratico (Ldp) mantiene una maggioranza di due terzi.

I motivi reali  sembrano essere di ben altra natura. Ad Abe, dicono gli analisti, è venuta meno l’energia politica e, visto il suo ricovero, anche quella psicologica. Vi ha alluso Kaoru Yosano, veterano politico nominato di recente capo del gabinetto: “Dietro la decisione del primo ministro, ha detto, ci sono preoccupazioni di salute”. L’aspetto dimesso e quasi intimidito del premier durante l’annuncio delle dimissioni non era proprio quello di un uomo nel pieno delle sue forze fisiche e psichiche.

I rappresentanti dei partiti di opposizione accusano il premier di aver rinunciato alla sua responsabilità politica quando era in corso un’importante discussione parlamentare. Yukio Hatoyama, segretario del Dpj (Partito democratico del Giappone), ha detto: “Il primo ministro non ha chiesto scusa al popolo per la decisione di dimettersi. È assolutamente inaccettabile creare nella nazione confusione politico per questo fatto”.

Senza complimenti l’editorialista del Japan Times scrive che “il tempo scelto per le dimissioni suggerisce che come politico [Abe] è incapace di prendere una decisione appropriata nel tempo giusto”.

Alcuni analisti con maggior equilibrio spiegano il dramma dello sfortunato premier presentandolo come “figlio del partito liberal democratico”: suo nonno, Nobusuke Kishi - già imprigionato come sospetto criminale di guerra, ma mai processato - è stato primo ministro alla fine degli anni ’50; suo padre Shintaro Abe ha coperto la carica di ministro degli esteri. Shinzo Abe è dunque per storia un conservatore ideologicamente orientato. L’amore o culto della nazione determina le sue scelte. L’approvazione della legge del referendum per la riforma della costituzione e provvedimenti legislativi nel settore dell’educazione in prospettiva nazionalista sono le sue realizzazioni in politica interna.

Ma l’interesse di giapponesi di oggi non è il “bel Giappone”, espressione programmatica di Abe, ma i problemi della vita concreta come quello delle pensioni e il divario economico tra città e province. Lo ha capito il capo del Dpj, l’astuto Ichiro Ozawa, che ha stravinto alle scorse elezioni.

Durante la campagna elettorale per il rinnovo del senato Abe ha commesso l’errore di presentare quella competizione come una scelta plebiscitaria tra lui e Osawa. Se, a disfatta avvenuta, avesse dato immediatamente le dimissioni avrebbe ancora salvato il suo futuro politico. Ora la sua carriera è forse minata per sempre.

Tuttavia egli non si ritira con le mani vuote. Nel settore diplomatico ha riportato il Giappone in seno alla famiglia delle nazioni dell’Asia. Il portavoce del ministero degli esteri cinese, comunicando la notizia delle dimissioni del premier giapponese, ha detto: “Durante l’anno passato le relazioni tra Cina e Giappone sono chiaramente migliorate e sviluppate in tutti i settori attraverso gli sforzi dei due governi e dei due popoli. Crediamo che lo sviluppo delle relazioni continuerà”