Potrebbe essere utile a Musharraf la “Guerra santa” dichiaratagli da Osama Bin Laden
di Qaiser Felix
Al-Qaeda chiama alla “rappresaglia” contro Musharraf, “leale collaboratore” degli Usa. Esperti osservano che queste minacce potrebbero invece rafforzarne la posizione per le imminenti elezioni presidenziali. Esperti: queste elezioni sono un “gioco di potere” senza rapporti con le reali esigenze della popolazione.

Islamabad (AsiaNews) – Alla fine porterà voti al presidente pakistano il video nel quale Osama Bin Laden dichiara guerra al “tiranno Pervez Musharraf” e “al suo esercito apostata”. Il messaggio arriva mentre Musharraf è molto contestato perché ricopre anche la carica di capo dell’esercito e cerca un accordo con l’ex premier Benazir Bhutto per le imminenti elezioni presidenziali, nella provincia Frontiera Nordoccidentale (a confine con l’Afghanistan) proseguono violenti scontri tra l’esercito e i ribelli talebani e tribali, nel Paese c’è scarsità di farina e i prezzi degli alimentari salgono alle stelle proprio durante l’attuale mese sacro del Ramadan.

In due differenti video, Bin Laden e il numero 2 di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, invocano “rappresaglie” contro “l’infedele” Musharraf per l’intervento armato a luglio dell’esercito contro gli studenti estremisti che avevano occupato Lal Masjid (la moschea rossa), con circa 100 morti tra cui il clerico Ghazi Abdul Rashid. Il presidente è definito un “collaboratore leale e sottomesso dell’America contro i musulmani” e i soldati sono “cani da caccia sotto il crocifisso di Bush”. Già in passato al-Qaeda ha incitato a rovesciare Musharraf, quale alleato chiave degli Usa nella “guerra contro il terrore”. Ma analisti notano che il messaggio arriva in coincidenza con l’annuncio della Commissione elettorale che le elezioni presidenziali ci saranno il 6 ottobre e che con certezza aumenta il sostegno di Usa ed occidente verso il presidente uscente.

Analisti dicono ad AsiaNews che i principali protagonisti politici –Musharraf, Nawaz Sharif, Benazir Bhutto e la Muttahida Majlis-i-Amal (Mma, alleanza tra 6 partiti politici-religiosi) – chiedono la fiducia ai 160 milioni di cittadini in nome del bene comune, ma che “la popolazione sta piangendo per le necessità essenziali e non ha troppa attenzione per la politica”, considerata “un puro gioco di potere”, indifferente ai problemi della gente.

Musharraf ha promesso che, se rieletto, lascerà la carica di capo delle forze armate, ma i critici dicono che doveva farlo da tempo. Ieri il Partito del popolo pakistano e la Lega-Nawaz pakistana islamica, in due differenti incontri, hanno entrambi detto a Don McKinnon, segretario generale del Commonwealth, che non accettano una rielezione di Musharraf “in uniforme” e chiederanno al parlamento di impedirlo.

La Commissione elettorale esaminerà il 29 settembre la candidatura di Musharraf. Il presidente dell’Associazione degli avvocati presso la Corte suprema, Munir A Malik, ha annunciato un attento controllo sui lavori della Commissione e manifestazioni pacifiche in tutto il Paese contro questa candidatura e a favore dello Stato di diritto. Oggi c’è anche stata una protesta dell’opposizione a Islamabad davanti alla Corte suprema, che deve decidere entro pochi giorni sulle denunce di incostituzionalità della candidatura. In altre proteste a Karachi la polizia ha arrestato militanti di partiti dell’opposizione.

Ma Sher Afgan Niazi, ministro per gli Affari parlamentari, ha ripetuto che la candidatura rispetta la costituzione e che la Corte suprema non può proibirla. Ha aggiunto che Musharraf ha sufficienti voti per essere rieletto da questo parlamento anche senza il sostegno del Partito del popolo pakistano e del Mma.