Vertice intercoreano: vi sono speranze, ma anche ansietà
di Pino Cazzaniga
La dichiarazione congiunta tra i due leader parla di sicurezza e prosperità, dialogo e raggiungimento della pace. Molte le concessioni del sud per lo sviluppo economico, ma il nord non cede sul disarmo ai margini della zona demilitarizzata.

Tokyo (AsiaNews) – Lo storico incontro il presidente della Corea del sud, Roh Moo-hyun, e il leader del nord, Kim Jong-il, avvenuto dal 2 al 5 ottobre scorsi non ha ricevuto molto spazio nei media internazionali, a differenza di quanto avvenuto nel 2000, al primo vertice. Eppure, a giudicare dalla dichiarazione congiunta dei due leader, vi è stato un certo progresso.

 

“La dichiarazione in 8 punti - scrive il Korean Times - affrontando i temi della pace, della mutua prosperità e della riconciliazione, va al di là della dichiarazione congiunta emessa dopo il primo vertice inter-coreano nel giugno del 2000 tra l’allora presidente sud-coreano Kim Dae-jung e il leader del nord. Il documento congiunto del primo summit è stata una dichiarazione che ha affermato il desiderio di realizzare l’unificazione delle due nazioni e ha posto le fondamenta per promuovere la cooperazione economica; l’ultima dichiarazione contiene dettagli e un vasto raggio di temi concreti che riguardano il sud e il nord”.

 

Il disinteresse si spiega comunque con facilità: l’incontro del 2000 mirava a far uscire la “nazione eremita” da un isolamento che era una minaccia alla sicurezza internazionale; quest’ultimo ha mirato essenzialmente al dialogo tra le due nazioni in vista della pace e unificazione.

 

L’iniziativa dell’incontro è dovuta al presidente del sud. Il leader del nord, probabilmente su esortazione del gruppo dirigente, l’ha accettata per interesse. Ma anche le motivazioni di Roh non sono state prive di ambiguità. A dicembre ci saranno le elezioni presidenziali e, secondo la costituzione, Roh non può essere rieletto. Nell’ultimo anno la sua popolarità è scesa sotto il 20%. La realizzazione di un secondo vertice gli permette di lasciare la presidenza con onore.

 

Sicurezza e prosperità sono i due termini che riassumono i temi dei colloqui e la sostanza della dichiarazione congiunta. Analizzando gli accordi il The Korea Herald scrive: “Per Roh niente era più importante che prevenire un secondo conflitto armato tra la Corea del nord e del sud. La minaccia alla sicurezza è diventata più spaventosa da quando lo stato comunista, che già possiede un formidabile arsenale di armamenti convenzionali, ha fatto detonare una bomba nucleare l’anno scorso. D’altra parte per Kim l’impegno di Roh di offrire assistenza economica è di primaria importanza. Come leader di una delle più povere nazioni del mondo, egli doveva ottenere il massimo aiuto economico possibile per nutrire la sua povera gente. Questo gli permetterà di mantenere un forte controllo sui coreani del nord”.

 

A livello di sicurezza i due leader si sono impegnati a realizzare un vertice tra le 4 nazioni (due Coree, Stati Uniti e Cina) che hanno partecipato alla guerra coreana, per trasformare l’armistizio in trattato di pace. Nel 1997, su iniziativa della Cina, erano iniziati dei “colloqui a quattro” a questo scopo, ma si sono interrotti presto, perchè  Pyongyang aveva rifiutato la partecipazione di Seoul. L’invito a rinnovare l’iniziativa è una vittoria diplomatica di Roh. Non ha però ottenuto il disarmo ai bordi della zona demilitarizzata.

 

A livello di sviluppo economico il sud ha concesso molto di più di quanto abbia ottenuto dal nord sui problemi della sicurezza.

 

Il vertice ha avuto anche una dimensione simbolica di notevole importanza. Per la prima volta un presidente sud-coreano ha raggiunto Pyongyang via terra. Nell’andata è sceso dalla macchina per attraversare a piedi una linea gialla che indica la demarcazione e nel ritorno si è fermato alla periferia della città di Kaesong per rivolgere un discorso a coreani e coreane che lavorano in un complesso industriale realizzato grazie all’imprenditoria e all’investimento del sud. Il muro tra nord e sud comincia a cedere, almeno a livello psicologico.

 

Nella Corea del sud questo secondo vertice ha suscitato più critiche che entusiasmi. Ne prende atto l’editorialista del quotidiano giapponese The Japan Times che, tuttavia, aggiunge: “Noi crediamo che la visita di Roh a Pyongyang, il suo incontro con Kim e la dichiarazione congiunta apriranno la via per una nuova era di riconciliazione nazionale, prosperità e pace”.