Ultimatum per i due sacerdoti rapiti a Mosul: 72 ore per pagare il riscatto
Lo hanno comunicato stamattina i sequestratori all’arcivescovo siro-cattolico, secondo il quale i due sacerdoti “stanno bene”. Finora, però, nessun contatto diretto con p. Ishoa e p. Afas.

Mosul (AsiaNews) – Solo 72 ore di tempo per mettere insieme l’ingente somma di denaro (un milione di dollari) necessaria a liberare i due sacerdoti siro-cattolici rapiti a Mosul lo scorso 13 ottobre. I sequestratori, di cui l’identità è sconosciuta, non si muovono dalle loro condizioni e oggi in una “breve telefonata” all’arcivescovo siro-cattolico, mons. Basile George Casmoussa, hanno ribadito le loro richieste e fissato una scadenza per il pagamento. Lo riferisce ad AsiaNews lo stesso presule, secondo il quale p. Mazen Ishoa (nella foto) e p. Pius Afas “stanno bene”. L’arcivescovo, che segue di persona le trattative, riporta le assicurazioni dei rapitori: “Mi hanno detto che i nostri sacerdoti stanno bene, la richiesta del pagamento di un riscatto è rimasta invariata”. Mons. Casmoussa sottolinea, però, che “finora non ci sono stati contatti diretti con i nostri due sacerdoti”. Egli invita poi a “non smettere di pregare: è l’unica, la migliore cosa che possiamo fare”.

Proprio il fatto che non vi siano prove certe della salute di p. Ishoa e p. Afas, è motivo di preoccupazione per molti cristiani in Iraq, che hanno vissuto e testimoniato tragiche esperienze di rapimenti in passato. “Spesso – ricordano – è successo che anche a pagamento del riscatto avvenuto, i sequestratori abbiano ucciso i loro ostaggi, cristiani e no”.

Il pomeriggio del 13 ottobre, p. Afas, 60 anni, e p. Ishoa, 35 anni, stavano andando dal centro di Mosul alla parrocchia di Nostra Signore di Fatima, nel quartiere di al-Faisaliya, quando sono stati presi da un gruppo di uomini armati non identificati. Il primo è stato direttore di una rivista cattolica, mentre p. Ishoa è stato ordinato sacerdote pochi mesi fa.