Le Chiese dell’Andhra Pradesh insorgono: il governo vuole gestire le loro proprietà
di Nirmala Carvalho
Una proposta di legge vuole mettere le istituzioni cristiane sotto il controllo di un commissario statale, come già fatto questo per indù e musulmani. I cristiani avvertono il pericolo di ricatti e corruzioni e denunciano l’ignoranza dello Stato sulla loro storia e le loro strutture amministrative.

Hyderabad (AsiaNews) –Le Chiese cristiane dell’Andhra Pradesh hanno lanciato una campagna contro una proposta di legge del governo per controllare le proprietà ecclesiastiche. Per il segretario delle Chiese, p. Anthoniraj Thumma, tale controllo è un attentato alla libertà religiosa.

Il 10 dicembre vi saranno sit-in, distribuzione di volantini, cartelli appesi a pullman, taxi e risciò. E si minaccia pure la serrata di scuole e collegi, oltre che l’invio di un memorandum a Sonia Gandhi, capo del Partito del Congress-I.

Secondo il governo la legge è necessaria per “proteggere le proprietà” e permettere la continuità dei “servizi umanitari”. Essa è fatta su un modello già varato per le proprietà dei tempi indù e delle comunità musulmane che in passato hanno registrato abusi e sequestri da parte di persone senza scrupoli appartenenti alle due comunità religiose. Il nuovo progetto di legge prevede la nomina di un commissario statale che dovrebbe registrare tutte le proprietà e divenire il custode insieme a un consiglio da eleggere ogni tre anni. Senza il permesso del commissario e del consiglio non si può vendere o acquistare tali beni; anche per costruire, alterare o demolire gli edifici esistenti ci sarà bisogno di permessi e controlli.

Secondo i responsabili delle Chiese, la nuova struttura di controllo apre la via a minacce, ricatti, abusi e corruzioni in larga scala.

Intervistato da AsiaNews, il p. Anthoniraj Thumma, vice-segretario dell’Andhra Pradesh Bishops’ Council  e segretario dell’ Andhra Pradesh Federation of Churches, fa notare che “le proprietà delle Chiese cristiane sono diverse da quelle indù e musulmane. Quelle indù o musulmane sono donate dal governo o da privati; quelle cristiane sono comprate da loro o da istituzioni cristiane e si tratta di proprietà private”.

“Tali proprietà – continua il sacerdote – non sono proprietà individuali, ma di istituzioni ecclesiastiche. Esse sono state acquistate per il lavoro missionario, compresi i servizi medici ed educativi, a beneficio dei membri delle chiese e degli altri. Secondo i bisogni della situazione e dei tempi, esse possono essere usate anche per altri scopi missionari. Le Chiese – come qualunque società o compagnia - hanno il diritto di poter vendere o acquistare o trasformarne l’uso, naturalmente in accordo con le leggi vigenti”.

P. Thumma fa pure notare che “le Chiese hanno sistemi amministrativi ben strutturati, a differenza delle comunità musulmane e indù”. Del resto, anche molte comunità islamiche e indù cominciano a criticare la legge sul controllo delle loro proprietà e chiedono di essere esentati.

Per garantire il buon uso delle proprietà e prevenire abusi e incameramenti da parte di individui, le Chiese propongono il varo di tribunali speciali per recuperare le proprietà perdute o rubate da individui.

Il p. Thumma sottolinea che la proposta di legge si basa sull’ignoranza di cosa siano e come funzionino le Chiese. Nella bozza, ad esempio, di dice che il cristianesimo in India data da 200 anni, dimenticando che le prime comunità cristiane furono fondate nell’età apostolica 2000 anni fa; oppure si parla del vescovo come una persona “eletta” dai membri della comunità, mentre almeno in campo cattolico, il vescovo è “nominato” dalla gerarchia della Chiesa.