No del Comitato olimpico alla richiesta dei tibetani di partecipare a Pechino 2008
di Nirmala Carvalho
Il gruppo di atleti tibetani in esilio non demorde e chiede di esaminare la situazione del Tibet e dei diritti umani in Cina. L’International Pen chiede al presidente Hu di liberare scrittori “colpevoli” di avere “scritto con libertà”.

Pechino (AsiaNews) – Lettera aperte di un gruppo internazionale di scrittori al presidente Hu Jintao per la liberazione, prima delle Olimpiadi, di 40 giornalisti e scrittori dissidenti in carcere. Intanto il Comitato olimpico internazionale (Cio) boccia la domanda dei tibetani in esilio di poter partecipare ai Giochi con propri atleti, ma il gruppo non si rassegna.

L’International PEN, ong di scrittori presente in 101 nazioni, che difende la libertà di espressione, elenca 40 cinesi detenuti per “avere esercitato il loro diritto di parlare e scrivere con libertà”. Tra loro c’è Lu Gengsong, arrestato nel 2007 per avere posto su internet articoli critici sul controllo del Partito comunista su internet. Ching Cheong, reporter a Hong Kong, condannato a 5 anni di prigione quale presunta spia di Taiwan. Lu Jianhua, sociologo implicato nella vicenda di Ching e condannato a 20 anni. Shi Tao, condannato a 10 anni per avere “divulgato segreti di Stato".

Il gruppo chiede “clemenza” a Hu e alle più alte autorità giudiziarie, ricordando che nel 2008 “gli occhi di tutti saranno sulla Cina” a causa delle Olimpiadi.

E, a proposito dei Giochi, nei giorni scorsi il Cio ha “rigettato la richiesta di tibetani [in esilio] di partecipare con propri atleti alle Olimpiadi di Pechino”, come ad AsiaNews spiega Choedup, coordinatore regionale dell’International Tibbet Support Network (Itsn). “Abbiamo circa 30 atleti professionali, tutti esiliati. Vogliono rappresentare il Tibet alle Olimpiadi e sono atleti capaci, anche se magari non vinceranno medaglie. Ora – prosegue – ripresenteranno la domanda per le Olimpiadi di Londra 2012, sono ottimisti”. “Stiamo organizzando manifestazioni e proteste in tutto il mondo prima delle Olimpiadi per far conoscere lo scarso rispetto del governo cinese per i diritti umani e l’occupazione del Tibet e la soppressione dei diritti fondamentali per la nostra popolazione.” Le Olimpiadi sono presentate come un evento di festa e amicizia tra i giovani, ma “i giovani tibetani vivono un senso di frustrazione, dicono che “non appartengono al luogo dove stanno e non possono stare nel luogo cui appartengono”. “Pechino – conclude – per ottenere le Olimpiadi del 2008 ha assicurato che avrebbe migliorato la situazione dei diritti umani. Ora diciamo al Cio di chiedere conto di queste promesse”.

In una dichiarazione B. Tsering, presidente dell’Itsn, ricorda che “nel 2002 il presidente Cio Jacques Rogge ha promesso che il Cio avrebbe preso iniziative se non fosse stato soddisfatto sul miglioramento dei diritti umani in Cina, ma da allora ha condonato in silenzio ogni abuso”. “Tre settimane fa un tibetano di 52 anni è stato condannato a 8 anni di carcere per avere chiesto in pubblico il ritorno del Dalai Lama in Tibet. Il Cio, con il rifiuto di parlare dei diritti umani, permette che le Olimpiadi siano usate dal governo cinese per coprire la sua politica repressiva e per presentarsi al mondo con una nuova immagine”.