L’attentato al frate, frutto di una campagna di odio
di Mavi Zambak
Giornali e governo tendono a sminuire la gravità dell’attentato, parlando di “casi isolati”. La lunga lista di attacchi contro religiosi cristiani mostra invece che è in atto una diffusa campagna di diffamazione ed odio contro i cristiani. Lo stesso p. Franchini, da 27 anni in Turchia, ha subito svariati attacchi mediatici.
Ankara (AsiaNews) – I giornali turchi di oggi si dicono rammaricati per l’ennesima aggressione contro un religioso cristiano. Dopo la pugnalata ricevuta ieri all’intestino, p. Adriano Franchini, 65 anni, cappuccino italiano da 27 anni in Turchia, è fuori pericolo. Ma nessun giornale mette in luce la campagna di diffamazione che i cattolici subiscono in Turchia.
 
L’autore del gesto, Ramazan Bay, 19 anni, a poche ore dall'accoltellamento, si è costituito spontaneamente alla polizia turca. Il ragazzo si era dileguato dopo l'aggressione avvenuta in presenza di vari testimoni nella chiesa di Barakli a Smirne, subito dopo la messa. Era stato subito identificato in un giovane turco che aveva affermato di volersi convertire dall'islam al cristianesimo e lamentandosi della lunghezza della procedura imposta dalla chiesa cattolica in Turchia per le conversioni. In realtà, interrogato dalla polizia il ragazzo ha confessato di essere arrivato a compiere questo gesto dopo aver fatto diverse ricerche via Internet sulle attività dei cristiani e dopo essere stato colpito dall’ultima puntata dell’incriminato telefilm “La Valle dei Lupi” in cui vengono mostrate diverse attività di propaganda e proselitismo cristiano.
 
Ali Babacan, ministro degli Esteri, dopo aver appreso la notizia dell’accoltellamento di p. Franchini, ha augurato una pronta guarigione al sacerdote, ma ha subito dichiarato il suo disappunto e criticata l’azione del giovane aggressore, sostenendo che la Turchia è una nazione in cui da secoli diverse religioni, culture ed etnie convivono in modo pacifico e condanna chi cerca di distruggere questa armonia, qualunque sia la motivazione sottostante questo gesto. Tutto qui. Sembra che governanti, politici, autorità civili turche evitino di riflettere con serietà su questi avvenimenti. E si rischia ancora una volta di liquidare tutta questa violenza dicendo solo che non si è d’accordo, che è il gesto di un pazzo isolato, un gesto occasionale di un giovane fanatico dell’Islam.
 
La lista è lunga: prima del ferimento di p. Franchini, vi è quello di p. Roberto Ferrari, minacciato con un coltello da Kebab nella chiesa di Mersin l’11 marzo 2006;  p. Pierre Brunissen accoltellato in un fianco il 2 luglio 2006 fuori della sua parrocchia a Samsun. Questi tre attentati si sono conclusi senza conseguenze fatali.
Non così è stato per don Andrea Santoro, ucciso a colpi di pistola il 5 febbraio 2006 mentre pregava in chiesa a Trabzon; stessa sorte per il giornalista armeno Hrant Dink assassinato il 19 gennaio 2007 appena fuori dalla sua redazione in una via affollata di Istanbul. E ancora più tragica la morte il 18 aprile 2007 di tre cristiani protestanti, tra cui uno tedesco, torturati, incaprettati e uccisi a coltellate mentre lavoravano a Malatya nella casa editrice Zirve, che pubblica Bibbie e libri di matrice religiosa cristiana.
 
Strano a dirsi, tutti i colpevoli sono giovani turchi, ritenuti “squilibrati, pazzi, deboli mentalmente”. E a margine delle indagini si dichiara che tutti, ma proprio tutti, sono arrivati a compiere questi gesti dopo aver letto, visto, consultato su Internet o in televisione delle attività “missionarie” di questi cristiani, religiosi o laici che siano.
 
P. Franchini accusato di proselitismo
 
P. Franchini, ad esempio, è da tempo oggetto di campagne denigratorie. Originario di Levizzano Rangone, nel modenese, è entrato nell' ordine dei Frati Minori Cappuccini nel 1959 ed è stato ordinato sacerdote nel 1968. In Turchia dal 1980, per più di 10 anni ha prestato il suo servizio come direttore della Caritas nazionale turca e ha mostrato tutta la sua dedizione e tutto il suo affetto alla popolazione turca soprattutto dopo il grande terremoto dell’agosto del 1999 che ha devastato la nazione. Si è rimboccato le maniche per trovare fondi, per attuare progetti a favore dei terremotati, permettendo loro, nel più breve tempo possibile la ricostruzione dei villaggi più colpiti. Già allora il suo nome era girato su Internet con accuse false e ingiustificate di proselitismo.
 
Il suo aiuto, la sua passione, la sua generosità, i suoi sforzi, sono stati fraintesi come il desiderio di “creare cristiani”, mentre tutti i suoi aiuti sono andati a povera gente musulmana prostrata dal freddo e dagli stenti senza nessuna pretesa di conversione. Allora tutto si era risolto in una bolla di sapone, e le false accuse erano state silenziosamente rimangiate. È probabile che queste notizie siano ancora circolate in modo indisturbato su chissà quali canali mediatici…
 
Diversi cristiani e musulmani locali di domandano quanto sia affidabile la Turchia che non sa educare alla tolleranza, al dialogo, al rispetto per il diverso e le minoranze i suoi giovani, futuro della nazione; che non costruisce le sue informazioni sulla verità; che permette ai mass media di diffondere continuamente notizie diffamanti – false e tendenziose - sui cristiani, soprattutto via Internet e nelle ore più piccole della notte in televisione. Basta poi leggere la rassegna stampa della CET (Conferenza Episcopale Turca) per accorgersi di come ogni giorno la popolazione turca è tempestata da notizie scandalistiche, approssimative e ingiuriose contro i cristiani e la loro fede.
Quali frutti ci si può aspettare da una semina del genere? In tal modo si alimenta solo l’ignoranza, il pregiudizio e l’odio.
 
Il governo non esita a censurare e condannare coloro che parlano male della “turcità”, ma non prende provvedimenti seri anche contro chi attenta la laicità e la democrazia della Turchia.
Molte sono le voci, laiche, cristiane e musulmane che si augurano che i politici la smettano di attuare la politica dello struzzo, mettendo la testa sotto la sabbia, e invece aiutino la nazione turca a mostrare all’Europa e al mondo il vero volto della Turchia che crede nella libertà, nel rispetto, nella democrazia, nella verità.
 
Solo così si potrà spezzare quella spirale di pregiudizio e diffidenza speculare che si è creata nei Paesi europei che dovrebbero aprire le loro porte alla Turchia.