Re Abdullah pensa ad una riforma del criticatissimo sistema giudiziario
Si parla di istituire nuovi tribunali specializzati su materie specifiche e di un “aggiornamento” dei giudici. Sotto accusa in particolare i collegi della Sharia. Uno studioso sottolinea che di solito li frequentano studenti di scarsa preparazione che ricevono una formazione molto parziale. Un editoriale di Arab News parla di aggiornamento della legge islamica.
Riyadh (AsiaNews) – Oggetto di critiche internazionali, ma anche interne, il sistema giudiziario saudita sarà sottoposto ad una riforma che, nelle intenzioni di re Abdullah, dovrebbe essere profonda e cambiarne le caratteristiche qualitative. I cambiamenti prevedono, oltre alla istituzione di speciali corti criminali e di tribunali che si occupino di economia e questioni familiari, un “aggiornamento” dei giudici.
 
Proprio quest’ultimo tema appare, in realtà, il nodo del problema. Un lungo editoriale di Arab News, quotidiano ritenuto espressione della indicazioni del re, evidenzia la necessità di riformare i collegi della Sharia (la legge islamica) e di “aggiornare il livello di tali istituzioni”. Di particolare rilevanza l’affermazione, tutt’altro che pacifica all’interno del mondo islamico e di quello saudita in particolare, che i tempi sono cambiati da quando Maometto dettò le regole dell’islam e che quindi è necessario un loro aggiornamento. “Quando – scrive il giornale - il Profeta (sia pace a lui) parlò, più di 1400 anni fa, rivolgeva le sue parole a persone di quel tempo e si riferiva a problemi di quel tempo in termini comprensibili a persone molto semplici in un periodo molto più semplice. In un mondo reso più piccolo dai viaggi e dal sistema di telecomunicazioni e in un mondo di grandi città e commercio globale, incombe sui custodi della Sharia assicurare la pertinenza della loro interpretazione nella vita quotidiana dei milioni di fedeli all’Islam di oggi”.
 
In concreto “per riformare il sistema giudiziario – afferma Tarek Al-Suwaidan, un eminente studioso islamico – dobbiamo riformare i collegi della Sharia ed elevare il loro livello. Ci debbono essere migliori corsi di studi e debbono essere migliorati gli standard di insegnamento”.
 
Il motivo dietro alla scarsa qualità della formazione in queste istituzioni così importanti, secondo il giornale, è nella povertà della preparazione accademica dei suoi studenti. Coloro che vanno in questi college sono quelli che a scuola hanno avuto voti bassi; in ogni caso non sono di solito i più brillanti. In più i loro studi sono sostanzialmente limitati a questioni legate alla giurisprudenza islamica. A giudizio di Al-Suwaidan, invece, dovrebbero ricevere una preparazione approfondita estesa alle norme internazionali ed agli aspetti delle necessità e dei problemi del mondo moderno.
 
Gli studenti che vogliono entrare negli istituti della Sharia, quindi, dovrebbero avere una laurea in economia, legge o altre materie specialistiche per dare maggiore conoscenze e garanzia di un più alto standard di qualificazione. I laureati nella legge islamica dovrebbero essere ben preparati sulle norme commerciali vigenti ed avere familiarità con i delitti del ciberspazio, le violazioni dei diritti d’autore o le questioni di lavoro. Si eviterebbero così sentenze che hanno sollevato critiche anche a livello internazionale, come quella che ha visto la condanna di una ragazza violentata a Qatif o quella che ha imposto il divorzio ad una giovane perché così ha voluto suo fratello.