La popolazione è alla fame, arrivano i primi aiuti
Dopo l’appello Onu (250 persone alla fame, 2 milioni presto in difficoltà) la comunità internazionale manda aiuti. Ma i raccolti sono distrutti, l’economia bloccata e la fine del freddo (anche -30 gradi) non basterà a risolvere i problemi.

Dushanbe (AsiaNews/Agenzie) – Arrivano i primi aiuti al Tagikistan, dopo che il 18 febbraio le Nazioni Unite hanno chiesto alla comunità internazionale aiuti per almeno 25,1 milioni di dollari subito. L’eccezionale freddo invernale, la scarsità di energia e gli elevati aumenti del prezzo di alimenti essenziali hanno stremato il Paese ed è alto il rischio di pestilenze. “Almeno 260mila persone – diceva l’appello delle Nu – hanno bisogno di immediati aiuti alimentari”, mentre “il governo prevede che fino a 2 milioni di persone abbiano bisogno di aiuti alimentari prima della fine dell’inverno”. Gran parte della popolazione può fare  un solo pasto al giorno. Si tratta di un terzo dei 7 milioni di abitanti.

Nelle settimane scorse ci sono state temperature minime anche di 30 gradi sotto zero. La superficie di molti fiumi è ghiacciata e le decrepite centrali idroelettriche, pure essenziali, lavorano al 40% delle possibilità. L’Uzbekistan ha pure tagliato le forniture di energia e nell’intero Paese mancano elettricità e gas, anche se dopo l’appello Onu il Turkmenistan ha portato la fornitura di elettricità da 3,5 a 6 milioni di kilowatt orari. Nella capitale Dushanbe l’elettricità è erogata solo per 10 ore al giorno, mentre nel resto del Paese lo è per 4 e alcuni distretti ne sono privi. L’energia è riservata ai servizi essenziali, come i generatori degli ospedali: ma molti ospedali sono senza riscaldamento e usano le candele, per ridurre il consumo al minimo. Persino le fabbriche si sono fermate. E’ stato ordinato a ristoranti, caffé e negozi di usare solo candele. L’acqua si è ghiacciata negli acquedotti e non arriva nelle case, così che  anche i bagni sono inagibili .

Il ministro per lo Sviluppo economico e il commercio Gulomjon Bobozoda ha ammesso il 18 febbraio che questa carenza cronica d’energia ha un “effetto cumulativo” sull’economia. La Banca centrale stima perdite per 250 milioni di dollari solo a gennaio e febbraio: l’intero budget statale annuale è di circa 610 milioni. Le perdite nel settore minerario, per la penuria di energia, sono stimate già pari a 40 milioni di somonis (circa 11,5 milioni di dollari). Si prevede che la produzione di latte e uova diminuisca di almeno del 50%. L’inflazione ha colpito già nel 2007 i generi alimentari essenziali: il grano, ad esempio, è aumentato del 70%. Ma si prevedono aumenti maggiori nei prossimi mesi per i gravi danni all’agricoltura: distrutti i raccolti di cotone e fiori, ghiacciati i campi di patate, danneggiata ogni coltivazione.

Intanto cresce il malcontento nella popolazione, che vede sorgere nella capitale palazzi nuovi e alberghi a 5 stelle e circolare auto di lusso, mentre – come dice l’esperto Onu Michael Jones - il 64% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno e il 41% è privo di acqua potabile. Molte famiglie “tirano avanti” grazie alle rimesse degli emigranti. La primavera è attesa con speranza, ma anche con timore, perché lo scioglimento di neve e ghiaccio causa ogni anno inondazioni. (PB)