Scontri tra cattolici "di casta" e Dalit, la polizia spara e uccide
di Nirmala Carvalho
Nel Tamil Nadu i cattolici di casta superiore aggrediscono e sventrano decine di abitazioni di cattolici Dalit, “colpevoli” di chiedere una parrocchia separata. La polizia interviene e spara sugli aggressori.

New Delhi (AsiaNews) – Sono morti due cristiani e molti sono rimasti feriti sotto il fuoco della polizia, intervenuta per sedare scontri tra cattolici Dalit e cattolici della casta Vanniyar, ieri mattina nella diocesi di Pondicherry-Cuddalore (Tamil Nadu).

Il 7 marzo un gruppo di cristiani Dalit del distretto Villupuram ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro le discriminazione subite nella parrocchia ad opera dei Vanniyar. Tre mesi fa i Dalit della chiesa di St. Jabamalai Annai a Earyur hanno costruito un’altra chiesa intitolata chiesa Saghaya Madha (della Nostra Signora del perpetuo soccorso) e hanno chiesto di potersi costituire in parrocchia separata e di avere un sacerdote. Richiesta sostenuta anche dai gruppi politici Viduthalai Chiruthaigal Katchi (Vck) e Ambedkar Makkal Iyakkam. Ma il Vck è giunto a attaccare manifesti chiedendo la chiusura della chiesa di St. Jabamalai e la deputazione a parrocchia della nuova chiesa. In risposta, ieri circa 500 cristiani delle caste superiori hanno assalito le povere capanne dei Dalit, abbattendone più di 30.

La polizia dice che è stata oggetto di un nutrito lancio di sassi e che, per sedare la protesta, è stata “costretta” ad aprire il fuoco contro gli aggressori. Sono morti M Periy Nayagam di 40 anni e A Magimai di 24, mentre più di 40 persone sono rimaste ferite.

Padre G Cosmon Arokiaraj, segretario della Commissione (della Conferenza episcopale cattolica) per le questioni riguardanti le caste indiane, dice ad AsiaNews che “I contrasti tra cattolici Dalit e  Vanniyar esistono da tempo nella zona. Ma la Chiesa non vuole dividere per caste una parrocchia”, bensì agisce “per rimuovere gradualmente le discriminazioni contro i Dalit e per sradicare ogni discriminazione”.

Questi tragici incidenti – prosegue – evidenziano l’urgenza di bandire le molte discriminazioni subite dai Dalit cristiani, sia nella comunità cristiana che soprattutto nella società. Infatti, “poiché la comunità cristiana è percepita come  un’unica entità” – spiega – talvolta il governo non riconosce ai Dalit cristiani “gli stessi diritti riconosciuti agli altri Dalit”. Nel sistema indiano delle caste, gli Stati riconoscono vari benefici e riservano posti a scuola e nel lavoro per i Dalit, per compensare il più basso posto sociale cui sono stati costretti da secoli. “Per anni – aggiunge – i Dalit sono stati discriminati dentro la Chiesa: non possono sedersi insieme con le caste superiori, nella stessa chiesa; hanno cimiteri separati; non possono usare le stesse strade delle caste superiori. Quando negli anni ’90 è morta la madre di un sacerdote Dalit, la casta superiore ha proibito al corteo funebre di passare per la strada principale e nemmeno l’intervento dell’arcivescovo ha permesso un accordo”.

“In India oltre il 65% dei cristiani sono Dalit. Ma i cristiani sono appena il 2,3% di 1,1 miliardi di persone”.