Papa: in Tibet scegliere la via del dialogo e della tolleranza
All’udienza generale, Benedetto XVI parla di “tristezza e dolore” per quanto sta accadendo e ricorda che “con la violenza non si risolvono i problemi ma solo si aggravano”. Ai presenti illustra poi il significato delle celebrazioni dei giorni che ricordano le ultime ore terrene e la risurrezione di Gesù.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Il Papa segue “con grande trepidazione” quanto sta accadendo in Tibet, prova “tristezza e dolore davanti a tanta sofferenza”, lancia un appello per ricordare che “con la violenza non si risolvono i problemi ma solo si aggravano” e chiede che “Dio illumini le menti di tutti e dia a ciascuno il coraggio di scegliere la via del dialogo e della tolleranza”. Le parole per la tormentata regione asiatica hanno concluso, oggi, l’ultima udienza generale prima della Pasqua, nella quale Benedetto XVI aveva già invitato a portare nella preghiera “la drammaticità di fatti e situazioni che in questi giorni affiggono i nostri fratelli in tante parti del mondo”, ed invitato alla “grande speranza” di questi giorni: “sappiamo – aveva detto ai 15mila fedeli presenti all’udienza generale - che l’odio, le divisioni e le violenze non hanno mai l'ultima parola negli eventi della storia. Questi giorni rianimano in noi la grande speranza che Cristo Crocifisso e risorto ha vinto il mondo: l'amore è più forte dell'odio, ha vinto”. Bisogna “lavorare in comunione con Cristo, per un mondo fondato sulla pace, la giustizia e l'amore. Un impegno che tutti ci coinvolge”.
 
Udienza anche oggi divisa tra l’aula Paolo VI e la basilica di San Pietro per la grande affluenza di persone, e dedicata da Benedetto XVI alla illustrazione di giorni nei quali saranno ricordati la passione, la morte e la risurrezione di Gesù. “I prossimi tre giorni – ha detto - ci fanno rivivere l’evento centrale della nostra redenzione”, il “nucleo essenziale della fede cristiana”. Sono “giorni che possiamo considerare unico giorno, cuore e fulcro dell’anno liturgico e dalla vita della Chiesa”.
 
Benedetto XVI, accolto da cori di auguri per il suo onomastico, ha poi indicato le principali caratteristiche dei giorni de Triduo: domani, Giovedì santo, la Chiesa “fa memoria dell’ultima cena durante la quale il Signore ha istituito il sacramento dell’Eucaristia e del sacerdozio ministeriale”. “In quella stessa notte ha lasciato il comandamento nuovo, dell’amore fraterno”. Prima, di entrare nella memoria dgli ultimi giorni di Gesù, “in ogni comunità cristiana vescovo e sacerdoti rinnovano le promesse” e vengono anche benedetti l’olio dei catecumeni, quello dei malati e il sacro crisma. E’ un “momento molto importante per ogni comunità diocesana raccolta intorno al suo pastore”.
 
Il Venerdì Santo “la liturgia non prevede la celebrazione della messa, ma l’assemblea si raccoglie per meditare sul grande mistero del peccato e del male”. Come “ultimo momento per meditare”, la tradizione cristiana ha dato vita a varie manifestazioni di pietà popolare: tra queste spicca la Via Crucis, “pio esercizio che nel corso degli anni si e arricchito di molteplici manifestazioni spirituali ed artistiche”.
 
Il Sabato santo “è segnato da un profondo silenzio, le chiese sono spoglie e non sono previste particolari liturgie”. I credenti “attendono con Maria, meditando e pregando”. Grande importanza in questo giorno, ha detto i Papa, viene data al sacramento della riconciliazione, insostituibile via per purificarci. La giornata termina con la veglia pasquale “che sfocia nella domenica più importante della storia, quella della Risurrezione di Cristo”, “liberazione definitiva dall’antica schiavitù del peccato e della morte”.
 
In questi giorni, ha aggiunto Benedetto XVI, “orientiamo decisamente la vita verso l’adesione generosa e convinta ai disegni del Padre celeste Orientiamo la nostra vita verso il sì, come ha fatto Gesù sulla croce”; sono giorni, ha concluso, che “ci offrono l’opportunità di approfondire il senso e la profondità della nostra vocazione cristiana”.