La Chiesa contro il Canale voluto da Seoul: distrugge economia e ambiente
di Theresa Kim Hwa-young
La diocesi di Incheon ha chiesto la revoca del progetto di un nuovo canale che dovrebbe tagliare in due il Paese. Il piano è caldeggiato dal neo-presidente Lee. Secondo i docenti universitari, il corso d’acqua non farà altro che distruggere l’economia.
Incheon (AsiaNews) – Per la prima volta dalla fine della dittatura militare, una diocesi coreana si oppone in maniera formale ad un progetto governativo. Il vescovo di Incheon, mons. Choi Ki-san, ha firmato un documento in cui condanna il progetto “Grande Canale”, che prevede di “tagliare” in due la Corea del Sud, e ne chiede la revoca immediata. Nel documento, pubblicato dalla Commissione diocesana Giustizia e pace, si legge: “Ci opponiamo al progetto, che è contrario alla creazione voluta da Dio. Siamo molto preoccupati all’ipotesi che questo venga realizzato senza il consenso nazionale”.
 
Il Canale è uno dei progetti chiave del programma del neo-presidente Lee Myung-bak. Esso prevede la creazione di una “autostrada acquatica” per unire Seoul a Busan: in pratica, si tratta di uno scavo pari a 540 chilometri che metta in comunicazione i fiumi Han e Nankdong. Secondo i critici, il piano mette a rischio le risorse di acqua potabile e l’equilibrio ecologico del Paese. Per il nuovo governo, invece, rappresenta un’occasione “unica” per liberare le autostrade dal trasporto merci e per rinnovare il mercato del turismo.
 
Secondo la Commissione diocesana “nessuno può immaginare l’impatto ecologico di un piano simile. Si tratta di far saltare in aria centinaia di chilometri di terra con la dinamite, di scavare e distruggere terreni fertili, tutto per ottenere dei dubbi vantaggi”. La posizione del vescovo di Incheon è condivisa dalla Chiesa coreana: la Commissione episcopale per l’ambiente aveva infatti invitato il governo ad un incontro pubblico sull’argomento, saltato all’ultimo per la non disponibilità del rappresentante di Seoul.
 
Anche la classe intellettuale del Paese è contraria al Canale. La settimana scorsa, più di 2400 docenti universitari si sono riuniti per una protesta congiunta, che fino ad ora è rimasta inascoltata. È la prima volta dal movimento democratico del 1987 che si riuniscono tanti studiosi per fermare un progetto governativo.
 
Secondo il prof. Cho Jung-rae, dell’università Myonji, i benefici prospettati da Seoul sono irrealizzabili: “Quale industria vorrebbe mandare i suoi beni via acqua, per 2 o 3 giorni di navigazione, quando può usare i camion e compiere il tragitto in 10 ore? Neanche agevolando il trasporto navale con degli sgravi fiscali si otterrebbe il beneficio previsto”.
 
Il prof. Park Chang-geun, dell’università Kwandong, aggiunge: “Le dighe necessarie per rendere navigabile il Canale produrrebbero inondazioni cicliche, destinate a distruggere i terreni coltivabili di circa metà del territorio nazionale. Secondo il governo, gli industriali si precipiteranno ad investire per costruire resort ed alberghi sulle rive del tracciato, ma nessuno sarebbe così stupido da buttare via milioni con il rischio settimanale di vederli volare via sommersi da ettolitri d’acqua”.