Due monaci tibetani si suicidano mentre la polizia invade i monasteri
di Nirmala Carvalho
La polizia cinese perquisisce i monasteri uno ad uno e arresta centinaia di monaci. Fa sfilare gli arrestati per le strade quale monito. Si suicidano due monaci, “colpevoli” di “pacifiche proteste”. Esuli tibetani: è solo quanto già accade da anni.

Dharamsala (AsiaNews) – Due monaci tibetani si sono suicidati, incapaci di opporsi all’oppressione cinese ogni giorno maggiore, con la polizia che invade uno ad uno i monasteri e arresta i monaci. Urgen Tenzin, direttore del Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia, denuncia ad AsiaNews la protesta estrema di “Lobsang Jinpa [nella foto] del monastero di Ngaba Kirti (contea di Ngaba) il 27 marzo e di Legtsok, 75 anni, del monastero di Gomang, il 30 marzo”.

“Lobsang ha lasciato una lettera: ‘Ho guidato le pacifiche proteste [del 10marzo], sono soltanto responsabile per la protesta pacifica’. La polizia – denuncia Urgen – già prima del 25 marzo [data fissata ai dimostranti tibetani per “costituirsi”] ha  cominciato perquisizioni casa per casa. Il 28 e 29 marzo la Polizia armata del popolo cinese (Pap) e l’Ufficio di sicurezza pubblica (Psb) hanno perquisito il monastero di Kirti a Ngaba e arrestato 572 monaci”. “Hanno anche portato via qualsiasi mezzo di comunicazione –telefoni cellulari, videocamere e computer- accusando i monaci di essere in contatto con gli esuli tibetani”.

Urgen accusa che “nella filosofia buddista il suicidio non è corretto, ma questi monaci hanno fatto il passo estremo perché si sono sentiti senza alternative. I funzionari cinesi costringono i monaci a dissociarsi dal Dalai Lama e hanno persino portato loro via i suoi ritratti”, “hanno costretto con la forza i monaci a tenere la bandiera del Tibet o ritratti del Dalai Lama, per fotografarli e avere così la ‘prova’ dei loro crimini”.

“Il 28 marzo, hanno messo circa 30 tibetani arrestati su un autocarro militare e li hanno fatti sfilare per le vie della contea Ngaba per spaventare la popolazione. Tra loro c’erano due monaci di Kirti, Lobsang Tenzin e Lobsang Chodhar”. “Ai monaci non è nemmeno permesso imparare il buddismo tibetano, i tibetani nello stesso Tibet sono trattati come inferiori da migranti cinesi”.

La “caccia” ai monaci, monastero per monastero, è sistematica. “La sera del 29 marzo – prosegue – Pap e Psb hanno perquisito il monastero Taktsang Lhamo Kirti nella contea Dzoge e arrestato i monaci. Il 30 marzo hanno invaso il monastero Gomang (contea Ngaba) e arrestato circa 20 monaci”.

Urgen spera in un intervento della Commissione per i diritti umani dell’Onu, cui hanno mandato una petizione. "Queste vessazioni e violazioni di diritti sono commesse in Tibet da anni. Ma solo ora, grazie alla ribalta delle Olimpiadi, la comunità internazionale ne ha preso coscienza”.