Manila chiede aiuto alla Chiesa per distribuire il riso ai poveri
di Santosh Digal
L’aumento del prezzo del riso rende ancora più essenziali gli aiuti alimentari pubblici per i poveri. Per evitare la “scomparsa” dei sacchi di riso, saranno distribuiti presso le parrocchie a Manila, poi nell’intero Paese. Vescovi: c’è abbastanza terra per sfamare tutti, lo Stato deve meglio sostenere i contadini.

Manila (AsiaNews) – Azione congiunta di governo e Chiesa cattolica per affrontare la scarsità del riso, alimento essenziale per le Filippine, conseguente al forte rialzo del prezzo e alle minori esportazioni decise da molti Paesi produttori. Il Dipartimento dell’agricoltura distribuirà ai poveri, con l’aiuto della Chiesa, almeno 50mila sacchi di riso ogni settimana in varie parrocchie di Manila.

Arthur Yap, segretario all’Agricoltura, e mons. Broderick Pabillo, vescovo ausiliare di Manila e presidente del Segretariato nazionale per l’azione sociale (Nassa) della Conferenza episcopale filippina (Cbcp), hanno concordato il 7 aprile di iniziare nella diocesi di Manila centrale, per farlo poi nell’intera nazione. E’ stato chiesto l’aiuto della Chiesa anche perché pare che di recente siano “scomparsi” sacchi di riso destinati ai poveri. Al punto che il dipartimento ha iniziato a distribuirlo in pacchi da un chilogrammo, anziché 50 come sempre, per meglio controllare la distribuzione.

Si prevede di distribuire il cereale in almeno 30 delle 84 parrocchie dell’arcidiocesi di Manila. Yap ha assicurato alla Nassa forniture regolari agli uffici dell’Autorità nazionale alimentare istituiti presso le parrocchie, dove sarà venduto a 18,25 peso al chilogrammo (circa 29 centesimi di euro).

In pochi mesi il prezzo del riso è raddoppiato e Cina, India, Vietnam ed Egitto – che rappresentano oltre un terzo dell’esportazioni mondiali - hanno tagliato le vendite per tutelare le scorte e i prezzi interni. La Banca mondiale e le Nazioni Unite hanno ammonito che in almeno 33 Paesi, dal Messico allo Yemen, ci potranno essere “proteste sociali” per l’aumento di prezzo di alimenti ed energia. C’è anche il rischio di manovre speculative e Yap il 26 marzo ha detto che, per scoraggiarle, l’importazione di riso potrebbe aumentare dalle 1,9 del 2007 a 2,7 milioni di tonnellate.

Il governo distribuirà riso anche agli studenti delle scuole pubbliche, favorirà migliori tecniche di coltivazione e l’impiego di nuove qualità, per fronteggiarne la scarsità.

Positive le reazioni dei vescovi. Mons. Luis Antonio G. Tagle, vescovo di Imus, dice che il governo potrebbe anche valersi dell’opera delle cooperative cattoliche e che provvederà subito a indicare due persone per coordinare l’attività con la Nassa.

Molti leader cattolici osservano, peraltro, che le terre agricole del Paese hanno la potenzialità di provvedere all’alimentazione di tutti i 91 milioni di abitanti. Per cui, osserva il reverendo Rex Reyes, segretario generale del Consiglio nazionale delle Chiese nelle Filippine, “non si deve soltanto biasimare la natura per la crisi del riso”. Mons. Paciano Aniceto, vescovo di Pampanga e presidente della Commissione famiglia e vita della Cbcp, è critico verso quei parlamentari che addebitano l’attuale crisi del riso alla “sovrappopolazione” del Paese, mentre è un problema conseguente anzitutto a “una carenza di capacità gestionale” di parte del governo. “Il governo – spiega – dovrebbe sostenere gli agricoltori. Deve aiutarli per fertilizzanti, irrigazione e trasporto dei prodotti, ma deve anche risolvere le controversie per le terre agricole, come il caso dei contadini di Sumilao”, dove il governo aveva tolto ai contadini 144 ettari di terra coltivata per assegnarla alla San Miguel Corporation per realizzarci varie opere.