A S. Francisco la torcia deve passare di nascosto, per evitare proteste
Il viaggio olimpico di pace e fraternità è ormai una manifestazione mondiale contro la repressione. Il Comitato olimpico richiama il rispetto dei diritti umani e “auspica” una soluzione per la crisi in Tibet. Intanto il premier britannico annuncia che diserterà la cerimonia d’apertura dei Giochi e il presidente Usa è incerto.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – A San Francisco la torcia olimpica, simbolo universale di pace e fraternità tra le genti, deve cambiare percorso e nascondersi dalla popolazione per evitare contestazioni per la repressione dei diritti umani in Cina. Intanto crescono le “defezioni” per la cerimonia di apertura dei Giochi a Pechino l’8 agosto.

Per evitare folle di dimostranti come a Londra e a Parigi, le autorità di San Francisco hanno cambiato e ridotto il percorso della torcia e persino rinunciato a passare per il ponte Golden Gate, simbolo della città. La torcia ha comunque subito contestazioni e rallentamenti, nonostante la scorta di centinaia di poliziotti, e ci sono state tensioni tra contestatori e sostenitori del governo cinese. La cerimonia di commiato, prevista sulla baia nella Plaza Justin Herman dove era attesa da migliaia di persone, è addirittura avvenuta all’aeroporto, subito prima della partenza per Buenos Aires. In tutte le capitali del viaggio olimpico si temono proteste: oggi Jakarta ha annunciato un significativo accorciamento del percorso della torcia, che sarà qui il 22 aprile, accogliendo un’espressa richiesta di Pechino “per ragioni di sicurezza”.

Di fronte alla torcia che si nasconde alla folla Jacques Rogge, presidente del Comitato olimpico internazionale (Cio), per la prima volta da mesi ha ricordato che “i Giochi sono molto di più delle sole prestazioni. Rappresentano gli ideali di universalità, rispetto, tolleranza e amicizia. Debbono essere fondati sul rispetto dei valori etici e dei diritti umani”. Non ha rivelato i contenuti dell’incontro avuto ieri con il premier cinese Wen Jiabao, ma ha detto che “lunedì [7 aprile] ho spiegato le gravi preoccupazioni e i sentimenti del Cio circa la situazione in Tibet. Ho espresso la speranza per un rapida e pacifica soluzione della crisi. La violenza, per qualsiasi ragione, è contraria ai valori olimpici, al viaggio della torcia e ai Giochi”.

Ieri il premier britannico Gordon Brown ha fatto sapere che non sarà presente alla cerimonia di apertura dei Giochi a Pechino, anche se è stato precisato che “non aveva mai assicurato la sua presenza” e che prevede di partecipare alla cerimonia di chiusura. La sua assenza si aggiunge a quella del cancelliere tedesco Angela Merkel, annunciata da tempo per “pregressi impegni”, mentre il presidente francese Nicolas Sarkozy ha lanciato l’idea di un vero “boicottaggio” della cerimonia. Il Parlamento europeo di Strasburgo oggi ha condannato “la brutale repressione” in Tibet e ha chiesto ai leader europei di disertare i Giochi, se la Cina non inizierà un dialogo con il Dalai Lama. Il presidente George W. Bush, dopo avere da tempo annunciato la sua presenza ai Giochi, è ora sottoposto a continue richieste di ripensarci e ieri ha di nuovo invitato Pechino ad “aprire un dialogo con rappresentanti del Dalai Lama”, definito “un uomo di pace… che non vuole l’indipendenza ma preservare l’identità culturale del popolo tibetano”.

Oggi il Dalai Lama, arrivato in Giappone prima di volare negli Usa, ha lanciato “un appello alla comunità internazionale perché svolga un’accurata indagine” sulle proteste in Tibet. “Secondo le nostre fonti, nel Tibet sono state uccise alcune centinaia di persone”. Pechino parla di “solo” 22 morti, soprattutto “civili innocenti” colpiti e bruciati dai dimostranti.