Bomba a Colombo: salgono a 26 le vittime
di Melani Manel Perera
Ancora senza rivendicazione l’attentato di ieri alla stazione di autobus di Piliyandala. L’esercito intanto riferisce di aver conquistato la zona del santuario di Madhu, controllata dai ribelli delle tigri tamil.
Colombo (AsiaNews) – Sale a 26 morti e una sessantina di feriti il bilancio dell’attentato dinamitardo avvenuto ieri vicino Colombo, la capitale dello Sri Lanka. La bomba, ad alto potenziale, è esplosa in una stazione di autobus a Piliyandala, alla periferia della città. Al momento della deflagrazione il luogo era pieno di persone che tornavano a casa da lavoro. Intanto l’esercito riferisce di aver preso possesso dell’intera zona del santuario di Madhu, al nord, in mano dei ribelli delle Tigri tamil.
 
E sulle Tigri si concentrano i maggiori sospetti per l’attentato di ieri, finora rimasto senza rivendicazioni. “Finché il governo persegue la via militare per uscire dalla conflitto, sempre più civili cadranno come vittime in tutto il Paese”, dicono oggi disperati alcuni familiari dei morti di Piliyandala. Unanime il coro di condanne sollevatosi dalla comunità buddista, cattolica, tamil e singalese a Colombo. Per tutti il motivo principale dell’escalation di violenze di queste settimane è da cercare nell’uscita del governo dall’accordo di cessate-il-fuoco firmato nel 2002 con i ribelli. Fonti sanitarie riferiscono della possibilità che il bilancio dell’attentato si aggravi in quanto molti feriti versano in condizioni critiche.
 
Questa settimana si è verificata quella che con probabilità è la battaglia più cruenta degli ultimi 18 mesi. Negli scontri di Jaffna, il 23 aprile, hanno perso la vita almeno 165 soldati, mentre le Tigri avrebbero riportato forti perdite. Ieri l’esercito governativo ha fatto sapere di aver conquistato il pieno controllo della zona del santuario di Madhu, senza alcun confronto sul campo con i separatisti. Al momento ancora non vi è nessuna dichiarazione ufficiale della diocesi di Mannar, dove si trova il luogo di culto. Il vescovo, mons. Rayappu Joseph, da tempo lancia appelli alle due parti in conflitto perché cessino le operazioni militari intorno alla chiesa.