Sfeir parlerà della crisi libanese con Ban Ki-moon e George Bush
Il patriarca maronita incontro oggi l’emiro del Qatar, domani andrà in Sudafrica. Prima di partire il cardinale fa un riferimento alla possibilità di un intervento dell’Onu “se i libanesi non riescono a ristabilire la sovranità dello Stato e la sicurezza”.
Beirut (AsiaNews) – Il segretario dell’Onu Ban Ki-moon, il presidente statunitense George Bush ed il re di Spagna Juan Carlos sono le principali autorità che il patriarca maronita Nasrallah Sfeir incontrerà nel corso di un lungo viaggio cominciato ieri e che proseguirà fino al 26.
 
L’itinerario del cardinale ha preso il via con una tappa in Qatar, dove oggi incontrerà l’emiro Hamad bin Khalifa al Thani e dove ieri ha celebrato una messa nella chiesa di Nostra Signora del Rosario, inaugurata il mese scorso a Doha. Domani il patriarca andrà in Sudafrica, dove resterà per otto giorni.
 
Ieri, all’aeroporto di Beirut, il cardinale ha affrontato alcuni dei temi più gravi della crisi politica del Paese, sostenendo tra l’altro che “se i libanesi non riescono a ristabilire la sovranità dello Stato e la sicurezza, le Nazioni unite potrebbero prendere le misure necessarie a tali scopi. Certo, alcuni non apprezzeranno questo discorso e noi speriamo che i libanesi prendano in mano il loro destino, a condizione che abbandonino gli odi personali e che apprezzino i vantaggi che trarrà il Paese dal ristabilimento della sua indipendenza e dal rispetto che gli varranno la sua sovranità e la ritrovata stabilità”.
 
Quanto alla questione fondamentale della elezione del presidente della Repubblica, il patriarca ha rinnovato l’appello ai parlamentari ad “assumere le loro responsabilità”, e ha messo in guardia contro eventuali violazioni della Costituzione. “La Costituzione – ha detto – prevede che il presidente sia eletto nel corso di una seduta nella quale siano presenti i due terzi dei deputati. Se il presidente ottenesse i due terzi dei voti sarebbe perfetto, ma può essere eletto anche dalla maggioranza cosiddetta assoluta. Ma se la Camera si riunisse senza che si raggiunga il quorum delle presenze, sarebbe una violazione della Costituzione”. E “una violazione ne trascina un’altra: rischieremmo di trovarci con due capi dello Stato”. (PD)