Un “successo” il referendum-truffa, ma il Myanmar rischia un “secondo disastro”
La Lega nazionale per la democrazia documenta le gravi irregolarità nelle operazioni di voto del 10 maggio: gli elettori hanno trovato le loro schede già contrassegnate per il “sì”e altri sono stati minacciati. Ancora lenti gli aiuti per le vittime di Nargis. I soccorritori internazionali avvertono di un “inimmaginabile” disastro sanitario.
Yangon (AsiaNews) -  Partecipazione “massiccia” dell’elettorato, il referendum costituzionale è stato un “successo”. Così i media di Stato riferiscono del voto sulla nuova Costituzione, svoltosi ufficialmente il 10 maggio nel Myanmar devastato dal ciclone Nargis. Un gran numero di cittadini era stato costretto a votare per il “sì” in anticipo e il rimanente non ha avuto scelta: recatosi alle urne ha trovato le schede già contrassegnate e la paura di ritorsioni da parte dei militari ha frenato qualsiasi reclamo. Lo denuncia un rapporto diffuso ieri dal Dipartimento informazione della Lega nazionale per la democrazia, il principale partito d’opposizione alla giunta militare.
 
Secondo il documento, in alcuni seggi “gli elettori non trovavano neppure la penna per segnare la scheda e per paura di chiederla hanno votato senza scegliere”: Nella cittadina di Tharrawaddy, Pegu, le autorità hanno trattenuto le carte d’identità e le hanno restituite solo a chi si era espresso per il “sì”. A Hmwan Pi, circoscrizione di Yangon, agli elettori sono state distribuite schede già contrassegnate sul “sì”, che hanno poi dovuto solo depositare nell’urna. Nella stessa zona gli scrutatori hanno costretto i cittadini a votare anche per i loro parenti e chi si è rifiutato di votare per il “sì” è stato chiamato per interrogatori. A Madaya, zona di Mandalay, dagli altoparlanti per strada le autorità avvertivano che chi sceglieva il “no” rischiava tre anni di carcere e 100mila kyat di multa.
 
Il referendum si è svolto in quasi tutto il Paese nonostante la catastrofe provocata dal passaggio di Nargis il 3 maggio scorso. Solo 47 comuni, i più colpiti dal ciclone, voteranno il 24 maggio. Mentre gli aiuti dall’estero arrivano ancora con il contagocce a causa dell’atteggiamento “diffidente” della giunta, il rischio è che ora il disastro naturale si trasformi in una “catastrofe umanitaria”. In questi termini ha parlato il ministro inglese degli Esteri, David Miliband, con il quale concordano gli esperti sanitari. Se i soccorsi non arriveranno in tempo alle zone ancora isolate, è imminente un “secondo disastro”, quello provocato dalle epidemie. Il bilancio ufficiale delle vittime oggi è arrivato a 28.458 con 33.416 dispersi. Secondo stime Onu,invece, le vittime sono almeno 100mila, 220mila i dispersi e un milione e mezzo le persone bisognose di aiuti.
 
Per fare fronte all’emergenza domani la Commissione Europea ha convocato a Bruxelles un vertice dei ministri competenti degli Stati membri dell'Unione.