Rapporti diplomatici e beni della Chiesa nei colloqui tra Hanoi e Santa Sede
di JB. VU
Questa settimana i rappresentanti del Vaticano partono per Hanoi. Il governo appare intenzionato a portare avanti la questione dello scambio di diplomatici, qualche ostacolo può venire dalla richiesta di restituzione di complessi ecclesiastici.
Hanoi (AsiaNews) – L’esame della concreta possibilità di allacciare rapporti diplomatici, la visita di alcune diocesi, le questioni relative ad alcuni beni della Chiesa dei quali è stata chiesta la restituzione e le nomine di vescovi. Sono i principali temi dei quali discuterà la delegazione vaticano che nella giornata di venerdì partirà per il Vietnam, guidata dal sottosegretario per i rapporti con gli Stati, mons. Pietro Parolin.
 
Funzionari governativi hanno specificato che in questa occasione la delegazione della Santa Sede visiterà la diocesi di Hanoi – dove sono anche gli uffici governativi – ed il santuario di La Vang, il luogo ove la Vergine apparve nel 1798. Nostra Signora di La Vang è vista come la protettrice dei poveri e come difesa dalle minacce del materialismo e del consumismo. Per questo il santuario è meta non solo di cattolici, ma anche di fedeli di altre religioni, che vanno a chiedere aiuto.
 
La delegazione vaticana si recherà anche nella diocesi di Da Lat, negli altipiani. La città è a 330 chilometri da Ho Chi Minh City, nella zona ove vivono numerose minoranze etniche, che sono lentamente venute a conoscenza della Buona Novella e della religione cattolica.
 
Ambienti governativi affermano che i colloqui avranno l’obiettivo di esaminare i problemi relativi allo stabilimento di rapporti diplomatici, che permetterebbero uno scambio di informazioni chiaro e rapido. Si tratta di una questione non facile, che negli ultimi tempi ha compiuto passi avanti, ma che potrebbe trovare qualche ostacolo nei problemi recentementi creatisi in seguito alla richiesta di giustizia avanzata da alcune realtà religiose, come la diocesi di Hanoi, per la restituzione di terreni e immobili presi da autorità locali per fini sociali e che ora invece si vorrebbero destinati ad attività commerciali.