Polizia a guardia delle scuole crollate per impedire proteste di genitori
Ad un mese dal terremoto nessuno spiega perché sono crollate tante scuole, che i genitori degli studenti morti ritengono mal costruite. Ora la polizia impedisce le loro riunioni e caccia via i giornalisti. Ma qualche genitore ammonisce: “Non abbiamo paura, abbiamo già perso tutto”.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Da oggi polizia ed esercito vigilano davanti alle scuole distrutte dal terremoto, per impedire l’accesso e riunioni dei genitori degli scolari morti.

Nel terremoto del 12 maggio sono crollate molte scuole mentre gli edifici intorno sono rimasti in piedi. Su circa 69mila morti accertati, oltre 9mila sono studenti e insegnanti. I genitori accusano le autorità locali di averle costruite male e di corruzione. Da settimane si riuniscono presso le macerie, ciascuno porta una foto del figlio, per chiedere risposte e giustizia.

Pechino ha nominato commissioni di inchiesta ma non ha fornito risposte. In Cina le manifestazioni pubbliche sono proibite, ma finora nessuno aveva osato intervenire. Ma già il 3 giugno a Dujiangyan una manifestazione di protesta di circa 100 persone, soprattutto genitori addolorati, è stata “dispersa” dalla polizia, che ha “portato via” chi chiedeva la punizione dei responsabili della cattiva costruzione. Sempre a Dujiangyan, ieri la polizia ha fatto allontanare i giornalisti dalle rovine della scuola Xinjian dove sono morti circa 400 studenti e insegnanti e dove da settimane i genitori protestano. La scuola è l’unico edificio crollato della zona. Anche davanti alla scuola media di Juyuan l’esercito vigila contro “riunioni illegali”.

Yang Xueshu ha perso la figlia di 14 anni tra i 400 studenti sotto le macerie della scuola media di Xiang, costruita solo 6 o 7 anni fa. Molti studenti sono stati trovati morti nella tromba delle scale, a pochi secondi dalla salvezza. Spiega che “non abbiamo la forza di fare causa” contro i responsabili, “siamo solo contadini”.

Vogliono sapere quanto è stato speso e come è stata costruita la scuola. Sono andati dalle autorità della città di Dujangyan, responsabili per la zona, ma “nessuno ci ha ricevuti e - dice Li Fuliang, che pure ha perso il figlio – hanno risposto che il responsabile era assente”. “Abbiamo aspettato per ore sotto il sole. Alla fine una persona è uscita a rimproverarci e ci ha fatto andare via”. L’unica possibilità è chiedere giustizia allo Stato, che da oggi ammonisce che pure il dolore è solo una questione privata e non può giustificare riunioni pubbliche non autorizzate. Ma a Wufu una donna di nome Zheng – che ha perso la figlia di 10 anni sotto la scuola elementare Fuxin Numero Due – avverte: “Di cosa dobbiamo avere paura? Abbiamo già perso tutto”.