L’AKP di Erdogan studia come reagire al no della Corte costituzionale al velo islamico
Il tribunale ha annullato la norma che aboliva il divieto di portare il “turban” negli atenei pubblici e che per la Procura generale è una delle prove del programma di islamizzazione del Paese. Il partito di maggioranza potrebbe decidere di convocare un referendum o indire nuove elezioni.
Ankara (AsaiNews) – L’AKP, il Partito giustizia e sviluppo del premier Recep Tayyip Erdogan, si prepara a reagire al duro colpo infertogli dalla decisione annunciata ieri sera dalla Corte costituzionale turca che ha annullato la norma che aboliva il divieto di indossare il “turban”, velo islamico all’interno delle università statali. Una riunione di emergenza dei vertici del partito è convocata per il pomeriggio di oggi: all’ordine del giorno le strategie da adottare di fronte ad una decisione che può indicare l’indirizzo che la stessa Corte potrebbe seguire nel giudizio sulla richiesta di bandire lo stesso AKP, accusato di voler “islamizzare” la Turchia, violando il principio-base della laicità della Repubblica.
 
E’ in base a tale “inemendabile” principio, sancito dall’art. 2 della Costituzione, espressamente richiamato nel comunicato che rende nota la sentenza, che gli 11 membri della Corte hanno accolto il ricorso presentato dal CHP, il maggiore partito di opposizione. La decisione, a quanto si dice, ha avuto il voto favorevole di 9 degli 11 giudici, malgrado fosse contrario il presidente Hasim Kilic.
 
A suscitare la preoccupazione dei vertici dell’AKP è il fatto che la norma che a febbraio ha abrogato il divieto del velo negli atenei pubblici è una delle 17 “prove” dell’atto di accusa presentato il 14 marzo scorso alla Corte costituzionale dalla Yargitay, la Procura generale della Repubblica, per chiedere alla stessa Corte la chiusura del partito e l'interdizione alla politica di 71 suoi dirigenti, inclusi il premier Erdogan e il presidente della Repubblica Abdullah Gul.  
Una prima reazione del Partito è stata espressa dal capo del suo gruppo parlamentare, Bekir Bozdağ, secondo il quale “la Corte ha superato i limiti che le pone l’articolo 148 della Costituzione ed ha violato il principio che nessuna istituzione statale può usare poteri che non le provengono dalla Carta fondamentale”.
 
Ipotesi di stampa parlano di un possibile ricorso al popolo – o con un referendum o con elezioni anticipate – in alternativa ad una decisione di attendere l’ulteriore decisione del tribunale sul futuro dell’AKP.
 
Significativo, infine, un intervento del capo di Stato maggiore, generale Yasar Buyukanit, il quale ha detto oggi che la decisione della Corte va rispettata ed ha ricordato che il Paese è democratico e laico. Buyukanit rappresenta una componente particolare della società turca, l’esercito, che si considera il tutore della Costituzione e che più di una volta è intervenuto con la forza nelle vicende politiche.