Direttore Gazprom: a breve, il petrolio a 250 dollari il barile
Secondo Alexei Miller, capo della compagnia leader mondiale nell’estrazione di gas naturale, non è lontano il giorno in cui il petrolio toccherà questa cifra. Analisti discordi, ma il greggio non accenna a fermarsi: ieri il picco, con 139,89 dollari il barile.
Mosca (AsiaNews/Agenzie) – Mentre il petrolio continua la sua corsa al rialzo, toccando ieri il punto massimo di 139,89 dollari al barile, il leader del colosso energetico russo Gazprom prevede “in un futuro non troppo lontano” un aumento che porterà il greggio a 250 dollari. Alexei Miller, direttore esecutivo della compagnia leader mondiale nell’estrazione di gas naturale, è convinto che “non è lontano il giorno in cui il petrolio toccherà queste cifre”.
 
Le sue dichiarazioni hanno scatenato una ridda di ipotesi nel mondo economico: secondo Jeff Spittel, analista presso la Natixis Bleichroeder, “il prezzo potrebbe arrivare a queste vette soltanto dopo una guerra di aggressione contro i Paesi estrattori”. Altri esperti, in disaccordo con Miller, sottolineano però “l’impossibilità di frenare la corsa al rialzo del greggio”.
 
Per James Woolsey, vice presidente della società di consulenza Booz Allen & Amilton, “il petrolio a 250 dollari al barile sarebbe un disastro per tutte le democrazie mondiali e per la Cina. Vorrebbe dire che le monarchie e le dittature, che al momento guidano i Paesi ricchi di greggio, avrebbero in mano la finanza mondiale”. Dello stesso avviso Carlos Mattei, industriale, che spiega: “La maggior parte delle piccole e medie imprese morirebbe, e si assisterebbe ad una statalizzazione forsennata di tutte le grandi industrie”.
 
D’altra parte, il greggio non accenna a fermarsi. Il picco toccato ieri, che supera il record di 139,12 dollari al barile toccato lo scorso 6 giugno, è un segnale per i Paesi occidentali, che dovranno fare i conti con un’inflazione senza freni almeno per i prossimi 10 anni. La causa dell’aumento, spiega il direttore dell’Energy Security Analysis, “parte da un incendio che ha bloccato l’estrazione da Oseberg, giacimento da 150mila barili al giorno”.
 
Purtroppo, conclude, “questo picco dimostra come sia ogni giorno più valida la teoria secondo cui il petrolio è un bene sicuro, come un tempo l’oro: appena si è interrotto il flusso, gli investitori si sono buttati su di esso come su di un porto sicuro”.