Uno “tsunami silenzioso” investe i rifugiati più deboli
In occasione della Giornata mondiale dei rifugiati il Jesuit Refugees Service lancia l’allarme per le ripercussioni della crisi dei generi alimentari sulle popolazioni già vulnerabili.
Roma (AsiaNews) – Altre 100 milioni di persone nel mondo rischiano di scivolare in condizioni di povertà, travolte dallo “tsunami silenzioso” generato dalla crisi dei generi alimentari. Tra queste persone “ a rischio” vi sono soprattutto le popolazioni di rifugiati, che i governi mondiali devono “proteggere e rendere autosufficienti”. A riportare l’attenzione sul problema è il Jesuit Refugee Service (JRS)*, la struttura dei gesuiti impegnata da anni a fianco dei rifugiati a livello internazionale. In un comunicato stampa diffuso oggi, Giornata mondiale del rifugiato, il JRS chiede al mondo di aumentare gli aiuti umanitari alle popolazioni più deboli e adottare misure per accrescere la produzione di generi alimentari nei Paesi in via di sviluppo.
 
“I prezzi dei generi alimentati – si legge nel testo - sono cresciuti dal 2005 ad oggi in media dell’83%, con particolare incidenza su prodotti base come il frumento, il riso, il mais e il latte. Come conseguenza di questo “tsunami silenzioso”, rischiano di scivolare in condizioni di povertà ulteriori 100 milioni di persone, tra cui i rifugiati e altre categorie di sfollati”.“L’aumento dei prezzi dei generi alimentari ha ridotto gli acquisti di cibo, le possibilità di alloggio e di godere di altri generi di prima necessità. Costretti a cercare lavoro al di fuori dei campi, i rifugiati rischiano l’arresto e il rimpatrio. Se sono gli insegnanti a dover cercare lavoro fuori dal campo, ciò va a discapito dell’educazione dei bambini. Invitiamo con forza il governo thailandese a prendere in considerazione soluzioni alternative e durevoli perché i rifugiati divengano autosufficienti”, ha detto il direttore del JRS Thailandia, Aden Raj.
 
Gli aiuti alimentari sono necessari anche per prevenire nuove ondate di sfollamento. Molti di queli che vivono in condizioni di estrema povertà vengono costretti a scappare dai rispettivi Paesi dalle condizioni di instabilità politica determinate dalla scarsità di cibo. È necessario che i governi donatori adottino misure atte a impedire che l’attuale crisi alimentare determini ulteriori sfollamenti. Inoltre, agli agricoltori dei Paesi in difficoltà vanno forniti aiuti economici e tecnologici tali da consentire loro di incrementare la produzione alimentare.
*Il JRS opera in oltre 50 paesi di cinque continenti. Conta più di 1000 dipendenti, tra laici, gesuiti e altri religiosi impegnati nel far fronte alle necessità educative, sanitarie e di altra natura di 500mila rifugiati e IDP (rifugiati interni), di ogni razza e religione.