Il Tibet riaperto al turismo estero, con restrizioni per giornalisti e turisti
Oltre 3 mesi dopo la repressione, in Tibet tornano i turisti stranieri ma ci vogliono permessi speciali per andare fuori da Lhasa. Ancora severe restrizioni per i giornalisti. Intanto chi ha protestato rimane in carcere e non proseguono i colloqui con il Dalai Lama.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il Tibet è stato riaperto ai turisti esteri, dopo oltre 3 mesi di chiusura totale conseguenti alle proteste sociali scoppiate nel marzo e alla successiva repressione.  Permangono comunque restrizioni, ad esempio per l’accesso ai giornalisti: Liu Jianchao, portavoce del ministro degli Esteri, alla conferenza stampa del 24 giugno ha detto che i giornalisti saranno riammessi “al più presto non appena la situazione in Tibet ritornerà ancora più normale”.

Anche i turisti possono accedere solo a Lhasa, mentre possono viaggiare nel resto della regione solo in gruppi organizzati e con un permesso speciale. Gli operatori turistici parlano di generiche lunghezze burocratiche. Nella città c'è ancora presenza di soldati (nella foto).

Intanto i primi turisti da molti mesi arrivano in alberghi ancora vuoti. Operatori turistici e molti cittadini della zona, in gran parte di etnia Han, descrivono una situazione del tutto normale e parlano solo di turismo e di Olimpiadi: si mostrano preoccupati che occorrerà tempo prima che il turismo riprenda fiorente come ogni estate. I viaggiatori cinesi sono stati riammessi già alla fine di aprile e quelli di Hong Kong, Macau e Taiwan da maggio. Nel 2007 il Tibet ha avuto 4 milioni di visite (+60% rispetto al 2006) per un giro di affari di 687 milioni di dollari, più del 14% dell’economia regionale.

Tranor, vicedirettore dell’Ufficio turismo tibetano, dice che c’è “totale stabilità” e che sono aperti ai turisti anche i monasteri dove i monaci hanno protestato. Sottolinea come la torcia è passata a Lhasa il 21 giugno senza problemi. Per il programma iniziale la torcia doveva stare in Tibet per 3 giorni, ma il passaggio è stato ridotto a un solo giorno per il timore di proteste di attivisti pro-Tibet, anche se ragione ufficiale del cambiamento è il terremoto del Sichuan.

La scorsa settimana Pechino ha ammesso che 116 persone sono ancora in carcere per le proteste, ma gruppi pro-Tibet dicono che sono molti di più. A seguito della pressione mondiale Pechino ha iniziato colloqui con il Dalai Lama, leader spirituale tibetano, per cercare una soluzione. Ma il secondo turno di colloqui è stato rinviato per il terremoto e Pechino non mostra fretta nel riprenderlo.