Domani un voto decisivo per il futuro della Mongolia
Si rinnova il Parlamento e si teme perduri l’attuale frammentazione della maggioranza. Ma il Paese affronta inflazione al 15,1% e disoccupazione e deve decidere lo sfruttamento di immense risorse minerarie, ambite da ditte e da potenti vicini.

Ulaan Baatar (AsiaNews/Agenzie) – Si vota domani per rinnovare il parlamento della Mongolia, ma anche per sceglierne il futuro in modo forse decisivo. I 2 maggiori gruppi, il Partito rivoluzionario del popolo mongolo erede di chi ha guidato il Paese quando era un satellite sovietico, al governo e favorito, e il Partito democratico, sono entrambi fiduciosi di avere un’ampia maggioranza per governare da soli.

Ma alla competizione partecipano altri 13 partiti minori e si applica un nuovo sistema elettorale più rappresentativo, per cui si potrebbe ripetere l’instabilità seguita alle elezioni del 2004, con il voto determinante di piccoli gruppi. Il nuovo governo dovrà affrontare la forte inflazione e trattare con ditte estere ansiose di sfruttare le grandi risorse minerarie, dopo che i 3 premier succedutisi nella precedente legislatura non hanno avuto sufficiente forza per ratificare importanti accordi minerari.

L’economia è cresciuta del 9,9% nel 2007 e del 7,5% nel 2006 (ma soprattutto per l’aumento del prezzo dei minerali), ma l’inflazione nel 2007 è stata del 15,1%. Il Paese è stretto tra Russia e Cina e dipende da Mosca per gas, petrolio e derivati e da entrambi per grano, generi alimentari e vari prodotti. Anche se crescono rapporti e scambi con Stati Uniti, Giappone ed altri Stati. Il rischio è che una crescita incontrollata di prezzi e disoccupazione favoriscano una svolta autoritaria, magari tornando a essere un satellite di un vicino potente. La siccità e un inverno molto freddo e nevoso hanno decimato gli allevamenti e impoverito migliaia di famiglie.

Ma è un Paese immenso con soli 3 milioni di persone, di cui la metà circa vive ancora da nomade nelle steppe, e giovane, con due terzi della popolazione sotto i 30 anni e circa il 30% sotto i 14. E’ ricco di minerali: rame, oro, carbone, ferro, stagno, zinco, molibdeno, uranio e  altro ancora. Il nuovo governo dovrà decidere o confermare accordi, come per i giacimenti di rame e d’oro di Oyu Tolgoi nel deserto del Gobi, che da soli si stima faranno crescere il prodotto interno lordo del 34%. (PB)