Anwar Ibrahim, accusato di sodomia, teme per la sua vita e la carriera politica
Il leader dell’opposizione si era rifugiato nell’ambasciata turca. Già 10 anni fa ha subito stesse accuse e stessa emarginazione dalla politica. Il suo partito rischiava di ostacolare quello di Badawi.

Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – Anwar Ibrahim, leader dell’opposizione, ha lasciato oggi la sede dell’ambasciata turca nella capitale, dove si era rifugiato in seguito a minacce e accuse di sodomia, tanto da fargli temere per la sua vita. Anwar aveva promesso di lasciare l’ambasciata se il governo malaysiano gli garantiva sicurezza.

Anwar è stato accusato di sodomia da uno dei suoi aiutanti, il 23enne Mohd Saiful Bukhari Azlan, che dopo aver consegnato l’accusa alla polizia, è scomparso. In Malaysia la condanna per sodomia prevede 20 anni di carcere.

Anwar afferma che le accuse contro di lui hanno di mira la sua esclusione dalle elezioni politiche, fermando il suo ritorno glorioso. Nel ’98 Anwar, che era vice-primo ministro, ha subito le stesse accuse ed è stato condannato per sodomia e per corruzione a 6 anni di prigione. In seguito l’accusa di sodomia è caduta. Liberato nel 2004, egli però non è potuto entrare in politica fino allo scorso aprile. Il suo partito, il Keadilan ha avuto un discreto successo alle ultime elezioni nel marzo scorso, giungendo fino a 88 deputati al parlamento. Da marzo egli pubblicizza l’idea di ritornare nell’agone politico, spodestando il partito al governo, l’Umno, guidato dal primo ministro Abdullah Badawi.

Secondo Anwar le nuove accuse fanno parte di un complotto per escluderlo dalla vita politica. La mogli di lui, Wan Azizah Ismail, ha definito le accuse “un assassinio politico”. In una conferenza stampa ha mostrato alcune immagini (v. foto) che ritraggono l’accusatore insieme a personalità politiche del governo in carica. Nei mesi scorsi Anwar aveva detto pubblicamente di aver ricevuto l’appoggio di più di 30 parlamentari dell’Umno e che la caduta del governo di Bidawi era imminente.