G8: tante promesse, ma poche risposte concrete per il Terzo mondo
Jeremy Hobbs, direttore di Oxfam International, sottolinea come i programmi di sostegno alle realtà più povere rimangono “in gran parte disattese”. Ad oggi solo 7 dei 50 miliardi di dollari previsti sono stati effettivamente stanziati in materia di ambiente, sviluppo e assistenza sanitaria.

Tokyo (AsiaNews) – Assistenza sanitaria, investimenti per lo sviluppo a lungo termine e programmi dedicati alla salvaguardia delle risorse ambientali: per i Paesi del Terzo mondo rappresentano solo “promesse di facciata”, rimaste in gran parte “disattese” sino a oggi. È la denuncia di Jeremy Hobbs, direttore di Oxfam International, raccolta dall’emittente australiana Abc. Hobbs sottolinea il mancato rispetto degli accordi raggiunti nel summit del 2005 in Scozia dai leader dei maggiori paesi industrializzati. Rispetto agli ipotetici 50 miliardi di dollari di aiuti previsti entro il 2010 per il Terzo mondo, in realtà ne sono stati stanziati solo 7, ovvero il 14% del budget iniziale previsto.

La crisi economica globale, l’aumento dei prezzi dei carburanti e la carenza di derrate alimentari rendono la situazione ancor più drammatica, tanto che persino i Paesi industrializzati sembrano più intenzionati a risolvere i problemi interni che ad aiutare le nazioni in difficoltà. Per questo egli auspica che il summit giapponese “possa rilanciare proposte concrete, altrimenti la situazione è destinata a peggiorare” soprattutto per le popolazioni che già oggi versano in condizioni critiche.

Jeremy Hobbs urge per la “cancellazione di buona parte del debito estero dei Paesi poveri”, ma auspica un “nuovo afflusso di denaro da destinare all’assistenza sanitaria, all’educazione e a programmi di sviluppo a lungo termine” per sradicare la povertà endemica che caratterizza il Terzo mondo. “Il problema – denuncia il direttore della Ong – è che i Paesi industrializzati includono il taglio del debito estero nel totale degli aiuti, ma esso non costituisce capitali freschi che possano favorire investimenti e sviluppo. Per la sola crisi alimentare, sono necessari oltre 14 miliardi di dollari per ripristinare i programmi dedicati ala produzione di cibo; un’altra questione essenziale riguarda l’ambiente, non possiamo più rimandare nel futuro progetti mirati alla salvaguardia della natura e delle risorse che essa offre”.

Vi è infine il problema legato alla salute e all’assistenza sanitaria, in particolare per alcune patologie come l’HIV che colpiscono in maniera drammatica le nazioni più povere: nel 2005 in Scozia è stata avanzata la proposta di garantire cure mediche gratuite per tutti i sieropositivi entro il 2010, ma a dispetto di “alcuni progressi, c’è ancora molta strada da fare per raggiungere gli obiettivi prefissati”. In un periodo di tempo che varia dai tre agli otto anni dovrebbe essere stanziata una somma pari a 60 miliardi di dollari per progetti specifici legati alla sanità, ma è proprio l’arco temporale a fare la differenza: “Se la somma verrà spesa nei prossimi tre anni – conclude Jeremy Hobbs – servirà a fornire assistenza sanitaria a una larga fetta della popolazione”, ma se i tempi si allungano i fondi saranno insufficienti: “Per questo spero che i vertici del G8 preparino un programma serio con scadenze precise”.